Il rapper torinese racconta il suo nuovo album a Tgcom24
Willie Peyote (all’anagrafe Guglielmo Bruno) è tornato, a tre anni da “Iodegradabile”, con un nuovo album in studio, il sesto: “Pornostalgia”. Un disco che, come spiega l’artista torinese a Tgcom24 si pone come “prosecuzione ma anche contraltare” del precedente lavoro discografico e che nasce dall’esigenza di trovare una via d’uscita guardando al passato.
A partire dalla copertina, che riprende la locandina di un film degli anni Settanta. Tredici tracce a cui hanno collaborato Samuel, Jake la Furia, ma anche Michela Giraud ed Emanuela Fanelli in due divertenti, ma profondi, incisi del disco, poi ancora i Fast Animals and Slow Kids e il producer bolognese Godblesscomputers.
Lodato per la sua capacità di saper fondere con maestria la tecnica della musica hip hop a testi che guardano alla canzone d’autore, affrontando tematiche sociali e attuali con ironia tagliente, Peyote ci consegna un album intenso e “leggero” al tempo stesso, che, segna il suo ritorno al rap, con l’intento di intrattenere ma anche e soprattutto di far riflettere: “L’obiettivo non è solo arrivare più in alto coi numeri, ma anche dare qualcosa che rimanga oltre il mero numero in classifica di ascolti o copie vendute.
Come è nato “Pornostalgia”?
E’ un disco figlio dei due anni che lo separano dal disco precedente e legato a lui. In Iodegradabile si parlava di tempo che passa in fretta e della nostra difficoltà a trattenere qualcosa in questo mondo bulimico. Pornostalgia parla del fatto che, nel momento che si è fermato tutto nel marzo 2020, l’unica rassicurazione, la sola via d’uscita che abbiamo trovato è quella di guardare indietro, alle nostre spalle, di ritrovare vecchi libri, vecchi film. E’ da lì che nasce la chiave porno della nostalgia, da noi che ci andiamo a nascondere nel ricordo nel passato quando non riusciamo più a guardare con speranza al futuro.
Una fuga all’indietro?
E’ un guardare indietro, ma facendo un passo in avanti. Sono tornato un po’ alle origini, al passato di “Educazione sabauda” ad esempio. Ma nel disco è ben presente però anche l’idea che bisogna comunque guardare al futuro, se non con speranza almeno con l’idea che si possa tentare di far andare le cose un po’ come vorremmo che andassero. Il disco si conclude infatti con un brano che fa riferimento alla scena finale di un film a cui sono molto legato, “Santa Maradona”, dove i due protagonisti dicono “adesso proviamo a sistemare le cose”.
Quindi addio al Peyote nichilista?
Quando avevo 20 anni ero nichilista tout court oggi non sono felice e leggero, ma ho sviluppato la consapevolezza che bisogna mantenere uno sguardo propositivo verso il futuro.
Parliamo di musica
In “Pornostalgia” c’è un ritorno al passato anche dal punto di vista musicale. E’ un disco meno suonato e più rap. C’è più equilibrio tra le due componenti di quanto non ce ne fosse negli altri dischi, dove o prevaricava il suonato o il rap.
Tra le collaborazioni compaiono due attrici con le quali sono nate canzoni recitate…alla Jannacci e Gaber?
Non oso spingermi a tanto (Gaber e Jannacci) anche se loro due sono punti di riferimento per me. Ma non è la prima volta che nelle mie canzoni intervengono soprattutto comici. Sono molto legato alla stand up comedy, mi sento molto vicino al loro modo di interpretare il presente in maniera ironica, facendo ridere e riflettere allo stesso tempo. Nel caso di Michela Giraud la collaborazione a “Fare schifo”è nata dopo un suo monologo a Le Iene sulla “rivoluzione” di fare schifo e sulla libertà di essere come si è, temi con cui mi stavo confrontando proprio in quel periodo pensando al testo di questa canzone. Per Emanuela Fanelli è andata così: mi piaceva l’idea di riuscire a mettere un punto di vista femminile e squisitamente ironico in risposta al mio brano “Il furto della passione”, in cui lei mi prendesse un po’ in giro per come lo avevo affrontato e così è nato “Risarcimento Kit”.
Michela Giraud ha detto: “Sono molto contenta di fare schifo insieme a Willie e di condividere con lui il mantra di una vita”. Come è nata l’idea della canzone per te?
Mi sono reso conto che parole come eccellenza e merito soprattutto in certi campi vengono sfruttati e utilizzati come specchietto delle allodole. Tanti ragazzi oggi soffrono di crisi di ansia dovuti al loro percorso universitario, poi si affacciano al mondo di lavoro che non gli dà alcuna garanzia di successo. Allora mi sono chiesto perché puntare all’eccellenza se poi nessuno ti dà indietro ciò che meriti. Perché l’eccellenza mi viene richiesta se poi non mi vengono dati nella vita gli strumenti per metterla in risalto? Fare schifo è un metro di resistenza per questo tipo di meccanismo che ci vede succubi di chi sfrutta queste parole, ma poi fa poco per creare condizioni migliori per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro.
Willie Peyote al vetriolo anche in altri due brani “Ufo” e “All you can hit” in cui parli del mondo della musica e delle leggi del mercato…
Secondo me gli artisti vanno responsabilizzati. Il mercato della musica ha delle regole, ma spesso queste non sono le migliori possibili. Siamo noi artisti che dobbiamo trovare il nostro modo di stare al mondo cercando di coniugare il risultato e la resa di ciò che facciamo con un po’ di profondità. L’obiettivo non deve essere solo arrivare più in alto coi numeri ma anche dare qualcosa che rimanga oltre il mero numero in classifica di ascolti o copie vendute, creare un prodotto che arrivi al più ampio pubblico possibile, ma che abbia anche qualcosa da dire.
E tu appartieni a questo tipo di artisti…
Io ci provo perché non sono tra gli artisti che pensa che essere di nicchia sia un plus, anzi allargare il pubblico è un obiettivo, perché se si ha un messaggio bisogna farlo arrivare al più alto numero di persone possibili. Al tempo stesso per come sono cresciuto e per la mia formazione musicale credo in qualcosa di più dell’intrattenimento puro.
C’è un brano nel disco che ti rappresenta meglio?
“Ufo” e “Sempre lo stesso film” sono le canzoni più significative per me. “Ufo” apre il disco e racconta di cosa parla tutto l’album. “Sempre lo stesso film” è l’ultimo brano e c’è una scrittura viscerale con un racconto molto personale. Sono sceso nel profondo di me stesso.
In “La colpa al vento” si parla di occasioni perse, tu ne hai perse molte?
Tante, ma non sono le occasioni perse ad avere importanza, quanto il mettersi nella condizione di cogliere quelle che verranno, mettersi in ascolto per ciò che verrà.
A partire dal 6 maggio, con l’uscita del disco, partirà anche il tuo talk tour, “PEYOTeMES”, di cosa si tratta?
Occasioni per incontrare le persone finalmente, per confrontarsi e condividere un momento di dialogo che ci è molto mancato in questi 2 lunghi anni di pandemia. Il talk tour nasce per fare due chiacchiere e bere una birra insieme, come non si fa più da tempo.
Gli appuntamenti, durante i quali Willie converserà con alcuni ospiti e amici, si terranno all’interno di alcuni storici club italiani, alcuni dei quali avrebbero dovuto ospitare durante l’inverno i concerti di Willie e della sua band, una scelta dettata dalla voglia di supportare i club che hanno fortemente sofferto durante questi due anni di pandemia.
Questo il calendario
venerdì 6 maggio MILANO Santeria con Andrea Colamedici (Tlon) e Marco Cappato
sabato 7 maggio LECCE Officine Cantelmo
domenica 8 maggio BARI L’officina degli esordi
lunedì 9 maggio TORINO Hiroshima Mon Amour con Guido Catalano
martedì 10 maggio PADOVA Giardini Dell’Arena
mercoledì 11 maggio ROMA Monk con Alberto Guidetti e Bebo di Lo Stato Sociale
venerdì’ 13 maggio PALERMO Candelai con Federica Cacciola
lunedì 16 maggio FIRENZE Viper
mercoledì 18 maggio NAPOLI Foqus con Aimone Romizi dei Fast Animals and Slow Kids
giovedì 19 maggio BOLOGNA Estragon con Goodblesscomputer e Moder Gloryhole