Con la paternità, il cantante chiuse con alcolici e sigarette, ma paradossalmente il cambio repentino di abitudini contribuì a un grave problema: «Mi trovarono un’emorragia alle corde vocali»
Può una scelta di vita salutista sortire effetti opposti a quelli sperati? A quanto pare sì. A sentire Michael Bublé, infatti, il cambio repentino di abitudini che lui stesso ha messo in pratica dopo la nascita dei due figli avrebbe contribuito a causargli un grave problema di salute. «Quando sono diventato papà ho smesso di fumare e di bere superalcolici, poi ho iniziato ad andare in palestra e ho adottato un regine alimentare più equilibrato», ha dichiarato il cantante in un’intervista al Times. «Sette mesi più tardi, però, in studio mentre registravo ho sentito qualcosa che non andava».
Incredibile ma vero, Bublé si è recato immediatamente all’ospedale dove gli hanno diagnosticato «un’emorragia alla corde vocali», che necessitava di un’operazione immediata. «Com’è possibile, ora che non bevo e non fumo più», avrebbe detto il cantante allo staff dei medici, che cercavano le possibili cause del problema. Paradossalmente, i dottori gli hanno risposto che proprio questa trasformazione improvvisa delle abitudini potrebbe aver contribuito al problema. «Inoltre mi hanno detto che se non mi fossi operato in tempi brevi avrei rischiato di dover chiudere la carriera da cantante».
Questo non è l’unico problema di salute ad aver fatto tremare Michael negli ultimi anni: ben più drammatica è stata la questione legata a suo figlio Noah, che ha combattuto e sconfitto un cancro al pancreas che l’ha colpito a soli tre anni: «Io non sarò mai più l’uomo di prima», ci ha rivelato di recente Bublé, che ha al suo fianco la moglie Luisana Lopilato. «Una parte di me se n’è andata per sempre, un’altra parte si è risvegliata. Adesso mi manca la spensieratezza, non sarò mai più un uomo tranquillo. Avrò sempre paura. Tutti attraversiamo dei periodi difficili e sono quei momenti a plasmarci».
Parola di chi, di recente, ne ha affrontati diversi. E li ha superati a testa alta.
Nicola Bambini, Vanity Fair