A Palermo, per laurea honoris causa e cittadinanza e per i sopralluoghi per il prossimo progetto, il regista annuncia che il film con Accorsi e Buy tornerà in una nuova forma
Diciotto anni dopo Le fate ignoranti diventa una serie tv. Lo ha annunciato il regista Ferzan Ozpetek a Palermo, dove oggi riceve la laurea honoris causa in Scienze dello Spettacolo e la cittadinanza onoraria e dove sta facendo i soprallughi per il suo prossimo film Dea fortuna. “Cambia tutto, cambia lo sguardo, cambia totalmente atteggiamento, cambiano tante cose – ha detto il regista annunciando la serie che sarà prodotta da Fox – Non so quanto sia positivo o quanto negativo, ma cambia tutto”. Il film con Stefano Accorsi e Margherita Buy racconta l’incontro tra Antonia e Michele, due persone che non potrebbero essere più diverse. Quando a Antonia (Buy) muore improvvisamente il marito scopre per caso che il suo Massimo da anni aveva un amante, Michele (Accorsi). Questa scoperta e la conoscenza della famiglia allargata di Michele, una comunità gay che ruota intorno alla sua casa, cambierà Antonia profondamente.”Quando ho girato Le Fate ignoranti era un periodo molto felice dell’Italia e del mondo. Non era ancora accaduto l’11 settembre, c’era fiducia nel prossimo, più apertura. Oggi è molto diverso, c’è un altro sguardo. Per questo ho nostalgia enorme di quel periodo”. “Stavamo molto sul set – ricorda – arrivavamo la mattina con grande gioia e la sera quando finivano eravamo dispiaciuti. E questo si sente nel film: la gioia di girare sul set”. Ieri sera al palermitano cinema De Seta è stata proiettata la versione restaurata del film ormai diciottenne. Non è stato un percorso facile: “Quando l’abbiamo presentato, ci dicevano che avrebbe interessato pochissimi gay e basta. Era pronto da tre mesi e non usciva. A Berlino aveva avuto un grande successo, qui rimandavano in continuazione. La distribuzione non dava fiducia e la pellicola era uscita solo in 60 copie, ma dopo due settimane si era arrivati a 250 copie. Il film ha conosciuto un boom enorme, se ne parlava anche nei bar e la gente mi fermava in continuazione, mi telefonava, citofonava a casa. L’atmosfera allora era più leggera e noi eravamo più fiduciosi nel prossimo. Oggi non ho quella leggerezza lì… è un momento difficile, non solo in Italia. Si è perso molto. Manca l’empatia, manca in tutto il mondo”.
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