Il dossier con la candidatura ufficiale è stato appena presentato personalmente – venerdì 3 febbraio – al Comitato olimpico internazionale (Cio) dal premier Bernarde Cazeneuve, dalla sindaca Anne Hidalgo e dall’ex campione mondiale di canoa, Tony Estanguet, oggi membro del Comitato.
È cominciato, insomma, il conto alla rovescia che si concluderà il 13 settembre prossimo, a Lima, con la designazione della città che ospiterà i Giochi del 2024: Parigi, Budapest o Los Angeles (Roma, come si sa, si è eliminata da sola).
Ma, nell’attesa, si è già infiammata la battaglia per l’assegnazione dei diritti televisivi nella convinzione, alimentata da un incessante lavoro di lobbying internazionale, che sarà Parigi «la gagnante», la città vincitrice, e che il logo Paris24, con la silhouette della Torre Eiffel colorata di blu e di rosso, sarà proiettato presto sull’Arco di Trionfo com’è avvenuto nella notte di Capodanno 2017, evento beneagurante per una città che ha una gran voglia di voltare pagina, di farla finita con la crisi economica e il terrorismo.
Anche il business dei diritti tv fa parte di questo turnaround tanto atteso. «Nous ferons tout ce que l’on peut faire pour que la candidature de Paris soit retenue», per quel che ci riguarda noi faremo di tutto per far vincere Parigi, annuncia senza temere l’accusa di conflitto d’interesse il vero «padrone» di questi diritti, il gran capo del canale Eurosport un tempo proprietà di TF1, la rete tv del gruppo Bouygues ceduta da poco agli americani di Discovery.
Il responsabile francese di Eurosport-Discovery, Julien Bergeaud, laurea in economia a Hec, la più importante business school del paese e una lunga carriera televisiva prima alla Cinq (ai tempi di Berlusconi) e poi a TF1, ha le idee molto chiare in proposito.
Il gruppo Discovery – spiega – quotato a Wall Street, un colosso industriale della produzione di contenuti (140 canali tematici che raggiungono 1,5 miliardi di telespettatori al giorno), ha investito qualcosa come 1,3 miliardi di euro per accaparrarsi dal Cio i diritti televisivi sia per le Olimpiadi del 2024 sia per i giochi invernali del 2022 e per tutte le piattaforme, in chiaro, criptate e per lo streaming sui telefonini. Evidente che voglia mettere a frutto un impegno finanziario così importante.
Bergeaud non perde tempo: «Nous envisageons de trouver un ou plusieurs partenaires et de signer dès cette année pour le JO de 2020 et 2024», pensiamo di trovare uno o più partner interessati sia alle Olimpiadi invernali del 2020 sia ai Giochi del 2024 e di siglare i contratti già quest’anno.
Dichiarazioni che hanno infiammato immediatamente il mercato televisivo francese per la possibile, anzi probabile, esclusione dei canali criptati a pagamento Canal+ e beINSports che non potrebbero certo competere con Eurosport-Discovery, titolare dei diritti. Mentre la partita sarebbe, al contrario, apertissima per i diritti in chiaro di solito appannaggio della tv pubblica, France Télévisions.
Solo che oggi la tv di stato, in crisi di ascolti e di raccolta pubblicitaria e messa quasi sotto tutela dalla Corte dei conti che ha bocciato il budget 2017-2020, non ha più le risorse finanziarie di un tempo (per le Olimpiadi invernali a Soci, in Russia, arrivò a sborsare 50 milioni di euro) e, quindi potrebbe essere scalzata a colpi di offerte al rialzo dalle reti private M6 (gruppo Bertelsmann) e TF1.
Battaglia ancora più accesa per i diritti delle trasmissioni in streaming sui telefonini. Qui competono l’ex monopolista Orange e il gruppo SFR di Patrick Drahi, il tycoon franco-israeliano impegnatissimo nella strategia della convergenza media-telecom come dimostra il successo della sua edicola digitale (vedere ItaliaOggi del 4 febbraio). Tanto quanto basta per far dire a Bergeaud, sornione: «Sono sicuro che nessuno vorrà rinunciare ai Giochi olimpici del 2024 soprattutto se ad aggiudicarseli sarà Parigi». Come a dire, io sono qui che aspetto le offerte.
di Giuseppe Corsentino, Italia Oggi