Nell’era dello streaming, della cornucopia di film e serie che inondano i nostri schermi fino a frastornarci si fa inaspettatamente strada e si impone all’attenzione pubblica il catalogo dei classici, quel patrimonio del cinema del passato che dà profondità, spessore, storia al consumo immediato delle cose contemporanee. Ora un’istituzione benemerita come la Cineteca Nazionale sta tentando persino di riesumare i fasti del cinema d’essai e chi ha la fortuna di trovarsi a Roma può andare al Quattro Fontane per la rassegna “XX secolo, l’invenzione più bella” e per la proiezione dei capolavori di Lubitsch, e il 17 gennaio può prenotarsi per vedere un film bellissimo e dimenticato come “La ragazza con la valigia” di Valerio Zurlini.
Nell’epoca passata, insomma nel lontano Novecento, il cinema d’essai era una scuola, una palestra per maniaci del cinema che si gettavano famelici su tutto ciò che sapesse di cinema, sull’opera omnia di Truffaut, Ford, Visconti, Kazan e chissà quanti altri. All’inizio di ogni mese, al Farnese o al Nuovo Olimpia, si ritirava il programma dei classici che sarebbero stati trasmessi in quella sala e noi si sottolineava con avidità ogni film che non vedevamo l’ora di divorare. Come nelle librerie migliori: accanto al bancone delle novità, lo scaffale dei classici, quelli dove ci siamo formati e abbiamo compiuto la nostra educazione sentimentale. “XX secolo, l’invenzione più bella”, grazie Cineteca Nazionale.
Pierluigi Battista, Huffingtonpost.it