Da qualche giorno in onda sulle reti Rai, mostra dei feti, nei pancioni delle mamme, che cantano “Non ho letà”. Utenti scatenati su Twitter: “Semplicemente mostruoso”
Chissà a chi è venuta l’idea. Era prevedibile che avrebbe suscitato qualche perplessità, vedere dei feti (riproduzioni digitali, ovvio) che nel pancione delle rispettive mamme canticchiano un evergreen di Sanremo, Non ho l’età, andando a tempo – con tanto di schioccar di dita – con le mamme medesime che, in quella che s’indovina essere la sala d’attesa di uno studio medico, ascoltano musica con le cuffiette. È lo spot del Festival 2017 in onda sulle reti Rai da qualche giorno, si chiude come tradizione con la voce di Carlo Conti: “Tutti cantano Sanremo“. I social, come si dice in questi casi, si scatenano. La prima polemica sul festival arriva a poco più di un mese dall’inizio – la manifestazione è in programma dal 7 all’11 febbraio – e nel giorno in cui su Repubblica si parla della probabile co-conduzione di Maria De Filippi ad affiancare Carlo Conti sul palco dell’Ariston. Idea, peraltro, neanche troppo originale, basta pensare allo spot del 2007 di una celebre acqua minerale in cui una mamma in attesa beve un bicchiere di quell’acqua e il feto nel pancione si scatena in una baby-dance.
Più che un spot, è una ecografia quella che lo spettatore Rai si trova davanti dal suo posto in prima fila. Forse è – anche – per questo che il video non ha riscosso grandi consensi. La telecamera passa dalla sala d’attesa del ginecologo all’utero delle signore e mostra come la musica, quella in particolare del Festival, sia così irresistibile da animare creature innocenti che, avvolte nella quiete del liquido amniotico, a tutto (o a niente) pensavano fuorché d’essere destate dal torpore con la voce di Gigliola Cinquetti. Invece no. “Tutti cantano Sanremo”, propri tutti: e se per l’edizione 2016 s’era scelto di mostrare cittadini del mondo che, da Alberobello a Rio passando per Bruges e Lisbona intonavano Si può dare di più o Sarà perché ti amo, stavolta si resta in casa, ma che più in casa non si può.
“Ridicolo”, “raccapricciante”, “inquietante”, “mi fa passare la voglia di guardare il programma”, “semplicemente mostruoso”, “boiata orrorifica”, “l’ombra ella mano lunga del ministero della Salute” sono solo alcuni dei commenti rintracciati su Twitter. E ancora, “hanno ridefinito il concetto di bruttezza”, “che ansia quei bambini”.
Perplessità. A partire dalla scelta del brano. Se è vero che quella di Gigliola Cinquetti è un monumento della canzone e dello stesso festival, alzi la mano la mamma giovane e tonica, come quelle protagoniste dello spot, che conserva gelosamente Non ho l’età – benché riarrangiata – in una delle sue playlist. Forse perché si parla di bimbi talmente non in età da non esere ancora nati? Poi c’è lo sfottò per la presenza di un bambino di colore, secondo alcuni un eccesso di politically correct. Altri parlano di “spot in perfetto stile Family Day” e di “messaggio pro-life”. Infine, i più attenti – e sono molti – citano il videoclip di Teardrop dei Massive Attack al quale lo spot somiglia davvero un po’ troppo.
di Alessandra Vitali, La Repubblica