Al primo posto un’opera solida e rigorosa. Che trova nella sua verità la forza per centrare i cuori. E al secondo posto una perla italiana
Tra i film usciti finora nelle sale italiane nel corso del 2016, ecco quelli più belli (secondo me). Al primo posto un’opera solida e rigorosa. Che trova nella sua verità la forza per centrare i cuori. Al secondo posto, una sorpresa italiana. New entry, la tragicommedia argentina, corrosiva e divertente, Il cittadino illustre.
24) The Hateful Eight di Quentin Tarantino
Non è il miglior Tarantino. Scuro e corposo, dal ritmo tutt’altro che arrembante, è un western prolisso che si tinge di giallo, dall’estetica a tratti abbacinante e dai dialoghi mordaci. Le due perle? L’inizio con la diligenza che corre tra la neve e la colonna sonora strepitosa del nostro Ennio Morricone. Da Oscar.
23) Zootropolis di Byron Howard e Rich Moore
La Disney non sbaglia un colpo. Non tocca le vette di Inside Out, ma diverte e dissemina messaggi positivi tramite l’improbabile amicizia tra una coniglietta poliziotta e una volpe truffaldina, migliore di quel che vuol sembrare. Esilarante la scena con l’impiegato bradipo.
22) Veloce come il vento di Matteo Rovere
Un film italiano su corse d’auto, legami famigliari scombussolati e passioni pulsanti, con tanto cuore, adrenalina e gradevoli stille umoristiche. Con Stefano Accorsi tossico tragicomico e la bella sorpresa dell’attrice esordiente Matilda De Angelis.
21) Fuocoammare di Gianfranco Rosi
Doc italiano vincitore della Berlinale, esplora con sguardo sincero Lampedusa, universo complesso meta di speranze, rifugio e morte per migliaia di migranti. Ci fa anche far conoscenza coi lampedusani, entrando nella loro quotidianità semplice e generosa.
20) Lui è tornato di David Wnendt
E se Hitler rinascesse ai giorni nostri? Dal libro bestseller di Timur Vermes al cinema, una satira sorniona e inquietante, che esplode graffiante sul finale. E imprime in mente, anche più di Giornate della Memoria, quanto sia importante ricordare.
19) Colonia di Florian Gallenberger
Ne abbiamo visti di lager e film su atrocità umane (veramente accadute). Ormai siamo vaccinati e quasi inscalfibili. Eppure questo spaccato di follia e sadismo nel Sud del Cile di Pinochet angoscia. E sconcerta. Gli abusi della setta tedesca di Colonia Dignidad sono forse poco noti. Emma Watson e Daniel Brühl efficaci strumenti di un altro incubo da ricordare.
18) Indivisibili di Edoardo De Angelis
In bilico tra bellezza e deformità, tra grottesco e poesia. In una Castel Volturno ferita e contraddittoria, Viola e Dasy (Angela e Marianna Fontana) sono forza viva e fulgente, avvolte dal melò napoletano rassicurante e dai ricatti dei genitori.
17) Quando hai 17 anni di André Téchiné
Due ragazzi, due contesti sociali diversi, osservati con verità e intelligenza. Una storia di adolescenza e d’amore che indaga l’instintività più cruda di quell’età, sotto gli occhi del maestoso paesaggio pirenaico.
16) Room di Lenny Abrahamson
Il regista irlandese sorprende meno rispetto al suo fresco precedente, Frank. Racconta però l’orrore con sensibile eleganza. Tramite la violenza rende protagonista la forza dell’amore. Se Brie Larson si è meritata l’Oscar come migliore attrice, il piccolo Jacob Tremblay è delizioso e dolcissimo, da cuore in gola.
15) Al di là delle montagne di Jia Zhang-Ke
Tutto inizia con un triangolo amoroso, che disorienta. Ma pian piano, attraverso le vicende dei singoli, si muove un racconto universale su dove conducono le scelte che facciamo. Sullo sfondo la Cina in trasformazione e il capitalismo che ingloba i sentimenti. Stile pensoso orientale, che entra dentro lentamente, ma poi ci rimane.
14) Land of mine – Sotto la sabbia di Martin Zandvliet
È quasi una tortura tener gli occhi aperti e non cadere alla tentazione di non guardare, mentre quei ragazzini con divisa da soldati nazisti sono costretti a disennescare mine, inesperti e affamati, frugando tra la sabbia lucente delle coste danesi, a un soffio da esplosioni e morte. Ritaglio di storia post-bellica poco noto, è curato, tesissimo e pieno di umanità.
13) Creed – Nato per combattere di Ryan Coogler
Quanto ci sa fare Coogler! Il reboot della saga di Rocky è croccante, avvincente, non scevro di emozioni. Usa citazioni e richiami col passato ma non ne abusa. Rispolvera un Sylvester Stallone malinconico e coraggioso e cesella uno spettacolare e memorabile piano sequenza sul ring.
12) Doctor Strange di Scott Derrickson
Finalmente un supereroe Marvel che porta una ventata di freschezza e… magia! Tra proiezioni urbane affascinanti alla Inception e i misteri del multiverso affidati a una sfuggente Tilda Swinton, Benedict Cumberbatch conquista pure in mantello rosso.
11) Il Clan di Pablo Trapero
Una famiglia borghese nell’Argentina appena uscita dalla dittatura. Tra amabili scene domestiche, spensierate canzoni anni ’80 e il volto angelico del figlio atleta (Juan Pedro Lanzani), l’orrore sembra normalità. Formidabile e inquietante Guillermo Francella. Sinistra storia vera, Leone d’argento a Venezia 2015.
10) Il cittadino illustre di Mariano Cohn e Gastón Duprat
Film argentino acuminato, originale e intelligente. Protagonista uno scrittore disilluso, il magnifico Oscar Martínez, Coppa Volpi a Venezia. Col suo breve ritorno al paesino d’origine, si apre una tragicommedia divertente che evidenzia la distanza tra artista e pubblico, tra progresso e provincia.
9) La canzone del mare di Tomm Moore
Cartoon poetico, magico, commovente, combina sorprendente ricchezza e profondità narrative alla semplicità genuina dei disegni, evocativi e seducenti. Riesce a intrecciare con intelligenza leggende del folklore irlandese in una fiaba contemporanea.
8) Il figlio di Saul di László Nemes
Ungherese premio Oscar come miglior film straniero, ci mostra l’orrore di Auschwitz di sbieco, per brandelli, in spiccioli di inferno. Quasi mai frontalmente. La fabbrica della morte rivive nella sua abitudinaria brutalità attraverso lo sguardo dei Sonderkommando, ebrei costretti dai nazisti ad assisterli nello sterminio.
7) Anomalisa di Charlie Kaufman e Duke Johnson
Originalità e poesia in stop-motion scavano nelle anse più buie dell’anima. Con arguzia e ironia. Il forte realismo dei pupazzi protagonisti si coniuga a una sottile liricità, che sa arrivare al cuore della solitudine e della disperazione, esplorando la fragilità dei rapporti.
6) Io, Daniel Blake di Ken Loach
Una storia di ostacoli burocratici e indigenza, dove lo Stato mette alla fame i suoi cittadini. Fa scendere lacrime, senza sentimentalismi o fronzoli. Basta l’essenza asciutta dei fatti per commuovere. Palma d’oro a Cannes.
5) Ti guardo di Lorenzo Vigas
Un incontro violento che sa di marcio si trasforma in qualcosa che assomiglia a un rapporto padre-figlio, che è un abbraccio d’anime, che prende tinte d’amore. Una storia aspra e cruda, pennellata da sporadica e viscerale tenerezza. Leone d’oro a Venezia 2015.
4) Il libro della giungla di Jon Favreau
Remake Disney in live-action del cartoon del 1967, seduce la vista e il cuore. Ci sposta rapidamente da una scena mozzafiato a un’altra, seguendo le sfide del simpatico Mowgli interpretato da Neel Sethi, unico personaggio in carne e ossa. È stupefacente sapere che il magnifico spettacolo della giungla e dei suoi fieri animali è creazione digitale.
3) Il condominio dei cuori infranti di Samuel Benchetrit
In una periferia quasi addormentata incontri di solitudini, tenerissimi e spassosi. Una commedia stravagante e raffinata, con tre storie di caduta, sei personaggi in cerca d’amore. Il regista e scrittore francese li osserva con sguardo intelligente, dolce, crudele, divertito.
2) Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti
È la magnifica sorpresa italiana dell’anno. Un’autentica gioia cinematografica, che spolpa diversi generi, ne prende brandelli e li unisce insieme con cura e sagacia facendone un insieme innovativo e croccante. Un cinecomic divertente, pulp, scuro, ironico, romantico. Da applausi.
1) Il caso Spotlightg di Tom McCarthy
L’Oscar al miglior film 2016 non è arrivato per caso. Con rigore e un’ottima prova corale, ci porta dentro l’inchiesta del Boston Globe che rivelò i crimini pedofili – ripetuti e occultati – dentro la Chiesa cattolica di Boston. Non è solo denuncia, ma anche un’ode al giornalismo investigativo. Non ricorre al melodramma. Basta la verità dei fatti per centrare i cuori.
PANORAMA