(Cesare Lanza) Ho letto su “L’Espresso” (“Populisti, clinic napoletani e populisti napoletani”) un’analisi divertente e snob sul caso suscitato da Massimo Giletti a “Domenica In”. Sostanzialmente, help un sostegno allo spigliato ed ambizioso conduttore. Anche altrove, carta stampata e tivù (la Santanchè, l’ineffabile Myrta Merlino…), ho letto, visto e ascoltato qualche intervento a favore di Giletti. E ho ricevuto una lettera educatissima, che non pubblico perché non autorizzato, dall’imprenditore e produttore Antonello Padovano, anch’essa bonariamente favorevole al nostro vivace Massimo. Ribadisco schiettamente la mia valutazione. Conosco molto bene Giletti, inventai per lui il format “L’Arena”, insieme con alcuni colleghi autori. Massimo da anni spolpa fino all’osso il format e ha fatto bene: non saprebbe fare altro. È ambizioso in modo intellettualmente disordinato: il suo scopo è fare chiasso, apparire, polemizzare – e tutto questo è comprensibile. Purtroppo, non capisce quasi mai il contesto. Quindi, commette puntualmente varie gaffe, che indicano i suoi limiti. Attaccare con violenza innominati responsabili dell’immondizia a Napoli è ingiustificabile in un programma di una televisione di servizio pubblico: se è priva, come è stata priva, del contesto. Napoli è una città anche sporca, però come moltissime città del centro sud, a cominciare da Roma, in cui Giletti vive. Non dire che si tratta di un problema che riguarda mezza Italia e puntare il dito solo su Napoli, i napoletani e la sporcizia napoletana, diventa un attacco selvaggio, immotivato, verso una città eccellente e ricca di aspetti positivi (ad esempio, per la pulizia, la sua stazione ferroviaria è probabilmente la più pulita del Paese). Non credo che Giletti sia in malafede, in questo caso. Semplicemente, non è all’altezza.