La showgirl ricorda il complicato periodo in cui il marito lottava contro il coronavirus: «Era l’inizio della pandemia, ancora non si sapeva molto. Ero spaventata e da sola a casa, con i nostri quattro figli»
«Lo aiutavo ad alzarsi dal letto quando non si sentiva bene e gli cambiavo le lenzuola usando guanti e visiera». Kim Kardashian ricorda il complicato periodo in cui il marito, Kanye West è stato positivo al coronavirus. «Era l’inizio della pandemia (in America, ndr), ancora non si sapeva bene cosa stesse succedendo», ha rivelato la showgirl a Grazia. «Per me è stata davvero un’esperienza spaventosa».
Anche perché, stando a quanto riporta Kim, in casa con lei non c’era nessuno, soltanto i quattro figli piccoli: North (7), Saint (4), Chicago (2) e Psalm (1). «Dovevo fare tutto da sola», ha aggiunto, «non è stato facile». D’altronde in questi casi – in cui il partner deve restare isolato perché positivo e nell’altra stanza ci sono dei bambini da sorvegliare – è normale sentire una forte responsabilità.
«Era febbraio, avevo i brividi e tremavo nel letto», ha dichiarato West descrivendo la malattia. «Mi sono fatto tante docce calde e guardavo in continuazione video che mi suggerivano i rimedi per guarire». Non è dato sapere per quanto tempo il rapper sia risultato positivo al Covid, certo è che tra la primavera e l’estate ha avuto una crisi di altra natura che ha messo di nuovo a dura prova la moglie.
«Kanye soffre di un disturbo bipolare, chiedo a tutti di essere comprensivi con lui», sono state le parole di Kim. Che secondo il gossip, però, sarebbe rimasta profondamente turbata della frasi anti-aborto pronunciate dal marito e parecchio innervosita dalla rivelazioni di alcuni dettagli della loro vita privata. Tanto che – stando all’indiscrezione di Page Six – lei avrebbe già «pianificato il divorzio».
«Lui le aveva promesso che si sarebbe fatto aiutare e che avrebbe controllato le sue azioni, ma non sta andando così», ha riferito un’altra fonte a People. «Kim sta cercando di proteggere i bambini e pure la sua salute mentale». Per lei, anche stavolta, una «missione» di grande responsabilità.
Nicola Bambini, Vanityfair.it