Luca Madonia e la nuova veste dell’Alieno

Luca Madonia e la nuova veste dell’Alieno

(di Tiziano Rapanà) Forse non è chiaro: una nota non fa una canzone, se poi si va incontro all’algoritmo. O si è liberi totalmente e ci si immette nella corsia dell’esperimento perenne, come Paolo Tofani Krsna Prema das, oppure è l’ennesima concessione al mercato. E la nota non è meccanicamente moto di libertà, un prologo ad una stagione di creatività, a volte è solo il samba dell’intrattenimento tra un tempo e l’altro che consola dalle ubbie momentanee. Non riconoscersi in un genere: eccola la letteratura nelle sue declinazioni, altrimenti è narrativa consolatoria; triste colonna sonora per storielline a corrente alternata. Cercano l’amore come un impiego e non vedono l’ora di sprofondare nell’abisso del filarino. Così arriva la musica atta a suggerire, rivangare, comunque si girella sulle cose note. Perché vivere è un’altra cosa. E gli artisti veri perseguono un’idea di mondo alternativa. Sono alieni senza astronavi, li vedi camminare permeati dalla serenità. E recitateli voi i mantra, cari finti simpatizzanti della cultura orientale suggestionati da qualche video su YouTube. Si deve rifondare l’esistente, a partire dalla propria concezione del lavoro (e non può essere tutto collegato alla carriera e all’equivoco generato dal participio passato del verbo succedere). Così le cose riprendono valore e anche la musica. L’arte lo rammenta continuamente. E così ritorna Luca Madonia in quella nuova versione de L’Alieno, che tanto successo portò a lui e all’amico Franco Battiato. E qui si ritorna, nella nuova vestizione in forma acustica, all’energia dei Denovo. Non è solo un omaggio a Battiato, il suo. Una canzone ha sempre un’anima, anche con una nuova acconciatura. Si guarda sempre al parrucchiere e mai alla testa. E Madonia, quella testa, la onora.

tiziano.rp@gmail.com

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