Zoda mette in musica il suo Autoritratto tra tormento ed estasi

Zoda mette in musica il suo Autoritratto tra tormento ed estasi

Il rapper torna dopo tre anni con un nuovo album che oltre a essere stato preceduto da alcuni singoli, ha avuto come incipit il libro autobiografico La vita non è una favola (Mondadori). L’INTERVISTA

Autoritratto è l’album più sperimentale e personale di Zoda, all’anagrafe Daniele Sodano, ed è composto da 13 brani, senza feat o sound di tendenza, scritto e prodotto durante il periodo Covid. E’ caratterizzato da sonorità Hip-Hop/Lo-fi con colori alternativi, passando dalla Trap a brani con sfumature più Punk-Rock, con un alternarsi di atmosfere cupe e psichedeliche a quelle più brillanti e morbide, lasciando trasparire anche contaminazioni elettroniche e R&B.  La prima parte di Autoritratto è più introspettiva e ombrosa, la seconda è più morbida e brillante e sono divise da un brano strumentale con batteria acustica e chitarre malinconiche.

Daniele partiamo dalla storia dell’album: quando è nato e come lo hai costruito visto che è diviso in due parti?
Nasce in uno dei miei periodi più bui, ho solo 26 anni ma vissuto cose intense; il male mi ha avvicinato di più a me stesso e a persone che avevo perso. Dopo 6, 7 anni ho ritrovato mio padre che ha perso tanta parte della mia vita. La luce rappresenta il disco, c’è voluto un anno e mezzo per scriverlo e poi due, tre mesi per registralo.
Parti dall’Inferno parlando con Dio: sei credente? Davvero non credi nel destino? Per altro in Problemi d’Ansia gli chiedi di perdonarti.
Quando scrivo è per sfogarmi, se sto bene vado a fare una passeggiata. Parte scuro e poi si fa più morbido e brillante. Ho sperimentato molto, ha un suono controtendenza, senza una trap aggressiva, genere oggi più materialista che emotivo. Mi sono sentito libero di sperimentare e uscire dal confort, è nato di getto, è il ritratto del periodo. Sono stato credente ora mi definisco agnostico.
I tuoi fiori nati tra i sassi sono la fioritura moderna di quelli di Fabrizio De Andrè che nascevano dal letame?
Sì, è un parallelismo, quasi una citazione. Mi piace ascoltare il vecchio cantaurato: i miei coetanei mi prendono per pazzo ma ci sono dei super testi. Anche il mio è cantautorato. Devi parlare di ciò che ti appartiene e non produrre contenuti fast food che conducono al sacrificio dell’anima artistica.
Con i rimpianti si convive oppure sono loro che non ti fanno trovare la via giusta?
Lo sono quando sei quasi deluso per non avere raggiunto un obiettivo, mancano quando l’individuo non ha seguito quello che voleva. Deve esserci anche l’accettazione del proprio fallimento. Diventa un insegnamento.
La crisalide quando diventa farfalla e vola oppure nasce con le ali rotte come quella di Falling Down?
Dipende dove nasce la crisalide; se sboccia come un fiore in una ambientazione nociva e tossica può nascere in modo negativo, ma penso che ci siano le possibilità di farla uscire intatta.
Chillzone ha toni drammatici: cosa racconti e che messaggio mandi?
La ho vissuta in un periodo dopo il risveglio da certe sostanze e certe dinamiche che mi avevano bloccato. E’ uno sfogo personale, mi sono ritrovato in provincia e ho incontrato amici che non vedevo da tempo. Il brano è una zona di confort con la cassa dritta. E’ combattere per la sopravvivenza.
Un cuore d’angelo può domare una lei che si indiavola? Nella vita sei un romantico? Perché nonostante parole dure e concetti forti lo sembri…basta pensare agli occhi come semafori rossi di City. E anche all’io fuoco tu benzina di Già lo Sai.
Nasco romantico, poi divento dannato perché spiacevolmente colpito dall’amore. L’amore insegna cosa è la vita, il conflitto tra giusto e sbagliato, insegna a vivere. Ho provato a stare a cuore scoperto, magari sono stato frainteso, ci sono cicatrici e dunque ora metto in dubbio qualsiasi cosa. Puoi fare del bene ma se qualcuno ci vuole vedere del male non c’è nulla che possa fargli cambiare idea.
Pensi spesso agli amici che hai perso lungo questa strada? In Pezzi da 10 c’è un fratello che ha sbagliato davvero. Viviamo in una società di sconfitti?
Sì perché appoggiamo più violenza e odio che amore e comprensione. Spesso mi sono ritrovato tra persone che camminano come zombie. Ho sempre cercato persone genuine ma molte si sono rivelate comparse e si sono create complicanze. La musica paga tardi e poco, sei felice quando canti e non è stato possibile negli ultimi due anni dunque molti non conoscono il peso che portiamo sulle spalle, sono utilitaristi e arrivisti.
Un tema ricorrente è quello del tempo, spesso lo perdi, come perdi il conto delle ore. Hai un rapporto difficile col calendario? Penso anche all’ammazziamo il tempo ammazzandoci di Già lo Sai.
E’ la paura di tutti il tempo che passa. Cerchiamo di viverlo appieno ma non è detto che lo valorizziamo. Abbiamo tante vite e spesso non ne viviamo alcuna. La società ci ha riempito di stimoli e rubato il tempo, siamo focalizzati su mille cose e non viviamo come vorremmo. Mi ossessiona assai. Non porto orologi e non ho un calendario. Vivo nel mio spazio temporale e non in quello canonico.
Se guardo al passato non vedo il futuro: ma il presente lo vedi?
Oggi posso dire di sì. Con l’ausilio di un psicoterapeuta, con la meditazione e con momenti per me stesso: sono più centrato sul momento ma non è facile.
Alla fine dell’album cosa ti dicono le voci nella testa?
A volte suggeriscono consigli, altre volte mi danno contro. Quindi vanno ascoltate anche se a volte mi hanno offuscato la mente, soprattutto soffrendo io di ansia e depressione. E’ una ricerca continua della serenità: se non metti in pratica quello che impari quotidianamente, il giorno si ripete sempre allo stesso modo e il futuro non si genera. Le voci nella testa sono tormento ed estasi.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Partiamo dopo l’estate col tour nei club, forse farò qualcosa già ad agosto come dj set. Ci vuole il tempo giusto. Pensa che sono già a registrare un nuovo album e gli mici mi dicono di rilassami.
Li ascolti?
Insomma, sono sempre in studio e quando non sono lì…scrivo.


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