Bohemian Rhapsody ha affascinato migliaia di fan dei Queen in tutto il mondo, non solo per la musica che accompagna il film, ma anche per le performance di Rami Malek nei panni di Freddie Mercury
Bohemian Rhapsody è un film difficile. Difficile per chi ha dovuto condensare una storia intensa in due ore. Difficile per Rami Malek che ha dovuto vestire i panni di una leggenda. Ascoltare le critiche prima di andare a vedere un film al cinema può in parte compromettere la propria, di critica. Tuttavia, se si è tanto abili dal non farsene influenzare, una certa obiettività porterà al proprio giudizio personale:
Pulito, al netto dei putti di vista altrui. Spesso, infatti, nel film, si è portati a chiedersi cosa deve aver provato, pensato, sentito Malek del peso di tale figura carismatica cui ha dato vita, corpo, sguardo. Ed è questo pensiero che fa venire i brividi al momento più emozionante, forse, quello del Live Aid che si tenne a Wembley il 13 luglio 1985. Il film si apre con l’ingresso di Freddy Mercury su un palco fremente davanti ad una folla impenetrabile per quanto densa. E si chiude, con i brividi ancora ben potenti, sulle note di We are the champions.
Una vita di eccessi è una definizione sbagliata. La si può definire una parentesi sbagliata poichè offuscata dalle “cattive compagnie”, ovvero quelle di un compagno che, in realtà, ne ha deviato le opinioni, ne ha influenzato i percorsi, allontanandolo inequivocabilmente da quella che lui, spesso, definisce “famiglia”.
Ma Freddy Mercury non lo ricorderemmo come una leggenda e un film non lo celebrerebbe come tale se fosse stato altrimenti. L’amore della sua vita, Mary, i suoi gatti, i suoi attimi di riflessione circondato dalla sua solitudine. E, dopotutto, le vite dei grandi geni, a ben guardare, rivestono tutte la trama della consuetudine e della deviazione da un percorso altrimenti noioso, senza ostacoli, senza “brio”.
Un film per alcuni dettato dai racconti del resto della band, in particolare di Brian May (e per questo, forse, troppo di parte!). Ma, in fin dei conti, un biopic che celebra in musica i nostri ricordi e quelle di diverse generazioni. I capolavori in musica si ripercorrono attraverso gli anni e si intrecciano e dipanano di pari passo con la vita di Freddy e dei suoi “aminemici”.
Può non piacere il ritratto forse un po’ troppo frettoloso (manca, di fatto, Barcelona e la malattia, forse il momento più vero di Mercury), ma condensare tanto in poco, ovvero vent’anni di carriera in due ore non è affatto semplice.
Il due volte candidato ai Golden Globe potrebbe finalmente vincere il premio. Rami Malek compete per il premio come miglior attore di um film drammatico.
In Bohemian Rhapsody, Rami Malek dà vita a Freddie Mercury e ai suoi movimenti di labbra inimitabili per accentuare ma al tempo stesso nascondere dei denti troppo vistosi. Intenso e perfettamente in grado di sostenere un ruolo così difficile che, con il senno di poi, non avrebbe potuto essere con altro volto, con altro attore.
Bohemian Rhapsody celebra nel titolo la canzone forse più famosa (ma è davvero imbarazzante dire quale davvero sia la più famosa se, durante il film, altri capolavori come I want to break Free, Radio Ga Ga, Who wants to live forever – solo per citarne alcune – proiettano lo spettatore nella storia della musica. È sicuramente un pezzo che mescola vari toni e generi, inclusa l’opera.
Diretto da Bryan Singer, il film segue Freddie Mercury fin dall’inizio, quando ha incontrato gli altri musicisti del gruppo e si è offerto di essere la sua nuova voce dopo averli ascoltati cantare in un club. Il resto è storia.
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