Nel box, che contiene 48 canzoni, tutti i brani più celebri del cantautore con in più rarità, live, versioni di altri artisti e un demo di “Ahi Maria”.
Rino Gaetano amava la sua Calabria, quella Roma che lo aveva accolto e in cui era entrato anima e corpo, la sua famiglia e soprattutto sua madre: a lei era dedicata Ahi Maria, che in questi giorno compie 40 anni. E amava la notte, come cantava a squarciagola in Gianna: “Ma la notte la guerra è finita / evviva la vita / comincia un mondo / un mondo diverso, ma fatto di sesso /chi vivrà vedrà”. Ma proprio la notte lo ha tradito: alle quattro del 2 giugno 1981 la sua auto finì contro un camion all’incrocio tra Via Nomentana e Via Carlo Fea, a Roma. La fine di una parabola artistica talmente proiettata in avanti che sono stati necessari anni per comprendere in pieno la grandezza e la lucidità del suo pensiero artistico.
Dal 5 luglio è disponibile nei negozi il cofanetto Ahi Maria 40th, una raccolta di quattro cd che contiene 48 canzoni rimasterizzate e che mette insieme i brani più noti del repertorio di Gaetano, rarità, versioni live, interpretazioni eseguite da altri artisti (tra cui Daniele Silvestri, Gianluca Grignani, Simone Cristicchi, P.F.M., Giusy Ferreri) e una versione demo di Ahi Maria fornita proprio dalla famiglia del cantautore.
Nel box ci sono Gianna, Sfiorivano le viole, Spendi spandi effendi, Berta filava, Resta vile maschio dove vai, Mio fratello è figlio unico, Ad esempio a me piace il Sud, Aida, Escluso il cane, Nuntereggae più, Ma il cielo è sempre più blu e tante altre canzoni che hanno reso Rino Gaetano il cantautore più abrasivo e inclassificabile di tutta la scena anni 70. Nell’epoca dell’impegno e del rigore ideologico, Gaetano usava l’ironia con quella voce urlante che suscitava sorrisi e qualche senso di colpa. Guardava agli ultimi, raccontando un’Italia già allora infettata dal disprezzo e dall’egoismo sociale.”Mi piace esasperare le cose”, dichiarava, “amo i paradossi. Dire che mio fratello è figlio unico perché è convinto che esistono ancora gli sfruttati, i malpagati e gli sfruttati non è demagogia”. Non lo è nemmeno oggi.
La Repubblica