l nuovo singolo dell’artista catanese ma che vive da anni a Londra descrive le dinamiche di una relazione noir intrisa di complicazioni
Un brano, e un video, potenti, non solo per le parole e la musica, ma per il senso di bella inquietudine che trasmette. Sweet Denian di Vine Rose racconta una sorta di dipendenza emotiva ma non per questo meno desiderabile perché caratterizzata da una forte passione e desiderio, come descritto nel testo dove si parla di “attrazione fatale”. Quel dolce negare può essere paragonato ad una droga della quale non si riesce a fare a meno, anche sapendo quanto può essere nociva per la propria salute a lungo termine.
Valentina quando hai scritto il brano e perché ha scelto Sweet Denial per andare verso l’estate?
In realtà lo ho scritto qualche anno fa, abito a Londra da cinque anni ma ho il mio team qui da quasi dieci anni. Il pezzo avrà quattro, cinque anni ma ora ho sentito che era il momento di liberarlo, mi rappresenta come vibe, mood e significato. Si presta all’atmosfera estiva, è pieno di energia e pathos. E molte persone si avvicinano al tema che declina.
Come nasce il tuo nome artistico?
E’ un nome con un respiro più internazionale, facile da ricordare. Vina è un mio diminutivo e Rose è un tributo a mia mamma Rosaria.
Ritieni che la lingua inglese sia il tuo mondo musicale oppure non escludi un progetto in italiano?
Negli ultimi anni ho lavorato molto in inglese, mi viene naturale al momento, ma non lo escludo. Mi è stato chiesto di rifletterci per avvicinare un certo pubblico.
Sono cinque anni che sei a Londra: come è cambiata la tua percezione della musica? Cosa non ti ha dato l’Italia?
Qui ho avuto la possibilità di esprimermi in una miniera più creativa e anche di fare un reset. In Italia per lo più ti stimano perché sei parte di uno spettacolo ma è difficile connotarsi individualmente. Qui sono più libera e me ne frego di quello che la gente pensa. Più sei vero più ti considerano.
Nel video passi attraverso tre colori il nero, comunque dominante, il rosso e il bianco.
Il nero e il rosso sono due opposti. C’è il contrasto tra quello che fa bene e male, il nero è il dark, il rosso è l’energia e la necessità di esprimere il sentimento, è istintività. Il bianco è la via di mezzo, credo nell’amore e nei sentimenti. E’ un brano che vuole fare riflettere.
Quando è l’ultima volta che sei stata vittima di una attrazione fatale? Che non significa necessariamente un’altra persona.
Nello shopping l’attrazione fatale mi colpisce ogni due, tre mesi. Sono istintiva, dovrei controllarmi ma so che è la mia natura. Sono Ariete e vivo di attrazioni ma studio e rifletto anche.
Nel testo ti perdi nelle favole…nella vita dove ti perdi?
Non sono una eterna bambina, sono andata via di casa presto e mi sono responsabilizzata appena maggiorenne a Milano. Faccio questo lavoro perché ci credo, è un privilegio fare la musica come mestiere e dunque ogni cosa che faccio è un sogno. Ma sono conscia che viviamo nella realtà.
That all’s fair in love and war: ne sei sicura?
In amore sì, ogni dinamica di amore è differente, non c’è giusto e sbagliato. Nei testi mi piace essere provocatoria e che la genti interpreti il testo a suo modo.
E sei anche sicura che tutti sappiamo cosa è giusto e cosa è sbagliato?
Sono sicura che tutti ci costruiamo una idea del giusto e dello sbagliato. Restano il soggettivo e l’oggetivo.
In Breathe Again parli di gabbia, di essere in due menti, di partire e restare…un inizio confuso: ora è tutto chiaro? Hai fatto pace con te stessa?
Come artisti non facciamo mai pace con noi stessi. Sono diversa rispetto a qualche anno fa ma il senso del bivio rimane, la vita è sempre un esplorare, non arrivi mai a essere davvero in pace con te stesso.
Possiamo dire che le pareti non stanno più cedendo ma ora sono solide?
Con le pareti più solide tutto ha un senso. Essere traballanti è una costante della vita dove poiché è necessario essere pronti al cambiamento e affrontarlo nel modo giusto.
Che legame hai con la Sicilia?
E’ dentro di me per energia e natura, là ho la famiglia e un legame viscerale. Sarò sempre una siciliana nel mondo, porto l’Etna come me e ci torno ogni volta che posso.
Al primo appuntamento vai con una katana o le forbici?
Dipende da chi mi trovo davanti. Le forbici sono per una sfida mentale e andare in profondità, non amo le persone superficiali. Ma porto anche la katana.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Sto registrando i nuovo brani, ne sto lavorando cinque o sei, saranno cose belle con orchestre di violini. Poi spero in qualche data open air.