“Vulcano” è un disco senza collaborazioni in cui la Iena mescola Snoop Dog e Pino Daniele. Tanti i riferimenti al grande schermo: «Mi piacerebbe fare un film comico, alla Jim Carrey»
Si è preso del tempo per sè e ha smesso di accontentare gli altri. Ha detto basta alle collaborazioni, «perché ormai le sue rime le aveva date davvero a tutti», e si è concentrato solo sulla musica. E il risultato si è visto. Clementino è tornato con il suo disco più bello, Vulcano: un album che fonde insieme Snoop Dog e Pino Daniele, e che rappresenta alla perfezione il “black Pulcinella” (mix di hip hop afroamericano e Neapolitan Power). Nelle tredici tracce le frasi in dialetto e quelle in italiano si alternano, raggiungendo il giusto equilibrio. «Pino Daniele – dice il rapper – non si è mai fatto problemi a utilizzare il napoletano. Poi da quando è uscito Gomorra lo capiscono quasi tutti, basta solo articolare bene le parole. Comunque nei pezzi ho cercato di mescolarlo il più possibile».
Il forte legame con la terra d’origine per la Iena è una costante, e non solo perché il lancio del disco è stato fatto da Maradona. I riferimenti sono onnipresenti, nei testi e nei video, come in quello di Ragazzi Fuori, girato negli scavi di Pompei. «Mi circondo sempre di una grossa napoletanità, a cominciare dal titolo dell’album che ovviamente si riferisce al Vesuvio. Però io davvero sono come un vulcano, sono tremendo. Ho fatto per tredici anni l’animatore nei villaggi, dunque mi piacciono gli scherzi e le imitazioni. Non sono un rapper arrabbiato, anche se dovrei esserlo perché vivo nel centro della Terra dei Fuochi». Ed ecco servita la battuta: «Sono radioattivo, attivo nelle radio e radioattivo per quello che ho dentro». Ma d’altronde l’altro elemento che caratterizza Clementino è l’ironia, quel suo divertente modo di immedesimarsi nei personaggi: «Creo il cinema nel mio rap. Forse in Italia, a parte me, solo Salmo lo fa, ma sicuramente in modo più cupo».
A proposito di cinema, l’artista napoletano non nasconde affatto la voglia di recitare, magari diretto da Paolo Sorrentino, a cui ha dedicato una canzone. «Quando ero ad Asti, a casa di un amico a scrivere il disco, mi è capitato per le mani il cofanetto con i suoi film. Li ho guardati tutti. E alla fine ho pensato: questo è proprio bravo. In passato ho dedicato pezzi a Jim Morrison e Pino Daniele. Insomma, sempre a cantanti. Così ho pensato di cambiare. Ho tirati fuori tutte le frasi più belle delle sue pellicole e le ho messe su una base di David Ice. Poi Sorrentino mi ha telefonato. Abbiamo parlato solo in codice, cioè in napoletano stretto, e mi ha detto che ascoltando il brano si è emozionato molto. Allora gli ho promesso di raggiungerlo a Roma per stringergli la mano».
Per Clemente la passione per la recitazione è un affare di famiglia (i suoi genitori infatti fanno parte di una compagnia teatrale). E poi chi non subisce il fascino del grande schermo? «Mi piacerebbe molto fare cinema. Il problema è che mi vedranno sempre come Clementino. Infatti in Zeta di Cosimo Alemà e in Troppo napoletano di Siani ho interpretato me stesso. Mi piacerebbe fare altro, magari un film comico alla Jim Carrey. Per il momento faccio musica, che forse è la cosa che mi riesce meglio». Nel video di Tutti Scienziati, però, il rapper sfoggia le sue doti da attore: «Volevo trovare un video originale. Ho iniziato a pensare a scienziati famosi. Il primo nome che mi è venuto in mente è stato Doc di Ritorno al futuro, poi Frankenstein junior e alla fine Leonardo Da Vinci. Allora ho pensato di rifare Non ci resta che piangere. Non abbiamo voluto imitare Troisi e Benigni, anche perché non saremmo stati all’altezza, ma io e Andrea Panciroli abbiamo provato a rivivere la loro stessa esperienza».
Anche dal punto di vista musicale Vulcano è una sorpresa continua. «Ho cercato di mettere sonorità che piacessero a me e non agli altri – spiega Clementino -. Questo lavoro mi rappresenta a pieno, per questo non ci sono collaborazioni. Negli ultimi cinque anni ho dato le mie strofe a tutti. A un certo punto ho detto basta. Così mi sono fermato un attimo e ho cercato di riordinare le idee». E questo riordinare i pensieri, di certo, ha portato la Iena a un livello mai raggiunto prima.
Alice Castagneri, La Stampa