Lo dice il regista James Cameron in occasione della rimasterizzazione della pellicola in 4K e con audio Dolby Atmos. “Un film che parla di emancipazione femminile, di sommersi e salvati. Ho messo insieme tecnologia ed esplorazione dell’oceano”
James Cameron, affiancato dal produttore Jon Landau, ha commentato con entusiastiche parole il ritorno in sala dopo 25 anni del suo capolavoro Titanic, che sarà distribuito in tutto il mondo dalla Walt Disney il 10 febbraio (il 9 febbraio in Italia, ndr), rimasterizzato in 4K digitale 3D e con audio Dolby Atmos.
Da parte del regista canadese, soddisfazione e contentezza per dire quanto importante sia stato, e rimanga ancora oggi, quel film del 1997 (terzo miglior incasso della storia del cinema, vincitore di 11 premi Oscar su 14 candidature). Ovvero, l’importanza della storia d’amore al centro della trama, che ricorda quella di Romeo e Giulietta, e del cast, due giovanissimi Leonardo DiCaprio e Kate Winslet. Ma per il regista sono centrali anche la modernità della figura femminile di Rose DeWitt Bukater, le difficoltà tecniche di realizzazione e, infine, l’amore per l’oceano.
“C’è un importante sottotesto in Titanic che riguarda ricchi e poveri, chi sopravvive e chi muore” ha commentato Cameron. Nella tragedia del transatlantico più celebre e più sfortunato di tutti i tempi, affondato nel 1912 a causa della collisione con un iceberg al largo dell’isola di Terranova, quasi tutte le persone in terza classe morirono; in prima classe morì la metà degli uomini, mentre quasi tutte le donne e i bambini sopravvissero.
“Ora – ha continuato il regista di Avatar – stiamo affrontando un’altra crisi chiamata cambiamento climatico. Una cosa che sappiamo da anni, ma che ora vediamo venire contro di noi senza riuscire a cambiare rotta alla nave. E indovinate chi soffrirà di più? I poveri e non le nazioni ricche che hanno causato questo disastro”.
Poi, l’autore canadese sceglie un’efficace metafora per spiegare l’urgenza e la gravità del momento: “Furono i ricchi e la loro impazienza di arrivare a New York a causare il disastro del Titanic. Oggi è lo stesso con i cambiamenti climatici, stiamo andando dritti verso quel maledetto iceberg e quando lo colpiremo, saranno le nazioni più povere a soffrire” spiega Cameron.
Il regista ricorda quanto fu difficile convincere DiCaprio ad accettare il ruolo dello sfortunato Jack, ritenuto dall’attore “troppo noioso”: “Non voleva fare il protagonista – spiega l’autore – Ho impiegato molto tempo per persuaderlo. Pensava fosse noioso. Ha accettato poi la parte di Jack solo quando l’ho convinto che in realtà era una sfida difficile da affrontare”.
Ma come arrivò a fare questo film? “Dieci anni prima di diventare regista, ho iniziato a immergermi nell’oceano. Centinaia di migliaia di ore nei mari di tutto il mondo. Allora mi interessava anche la tecnologia per entrare nelle profondità del mare. Con Titanic ho messo insieme due passioni, quella per la narrazione e il mio amore per la tecnologia e l’esplorazione dell’oceano”.
Anche sul fronte dell’emancipazione femminile, questo film ha molto da dire: “Credo che mostri quel periodo di post-adolescenza in cui la società imponeva alle donne di non essere mai davvero se stesse e questo in una società dominata dagli uomini. Non è certo il caso di Rose. Lei è una donna diversa che sopravvive alla tragedia e vive pienamente la sua vita. E poi, che dire del suo amore per Jack? È la cosa più importante della sua vita e a 103 anni crede ancora fermamente che un giorno si riunirà a lui. Un desiderio spirituale che tutti noi sperimentiamo sia da genitori sia da partner, perché non puoi accettare la mortalità come qualcosa che separa per sempre le persone”.
Quando gli è stato chiesto se sarebbe diverso girare il film oggi, Cameron ha risposto: “Come regista la mia estetica non è cambiata molto. Racconterei ancora questa storia d’amore, ma con una tecnica diversa. Oggi avrei utilizzato molto di più gli effetti speciali, ma il risultato finale non credo sarebbe stato diverso” dice il regista, raccomandando di andare a rivedere il film al cinema, dove la magia della sala non può essere ricreata dai televisori di oggi, nonostante siano “fantastici”.