Damiano David e l’importanza di quel «grazie» alla fidanzata Giorgia

Damiano David e l’importanza di quel «grazie» alla fidanzata Giorgia

I veri uomini sanno piangere (anche davanti a milioni di persone). Sanno essere riconoscenti. E sanno ringraziare ad alta voce. Damiano David, dopo l’esibizione al Festival di Sanremo che ha riportato i Måneskin sul palco che li aveva visti trionfatori un anno fa, ha saputo fare tutto questo: in scena prima, e poi sui social  – il vero megafono di questi tempi – con una nota in cui ringraziava i fan, i compagni della band, il produttore Fabrizio Ferraguzzo e naturalmente Amadeus. Sono nell’ultima frase, però, le parole più importanti, le più vere e preziose, perché scritte in seconda persona, in modo diretto, rivolte proprio a quella persona precisa: la sua fidanzata Giorgia Soleri.

«E grazie a te Giorgia che me l’hai fatta scrivere e vivere», si legge nell’ultima riga della nota pubblicata sull’onda della commozione del momento, dopo aver cantato in maniera visibilmente emozionata Coraline, brano contenuto nell’album «Teatro d’ira – Vol. I» ma meno conosciuto al grande pubblico rispetto ai più celebri Zitti e BuoniMamma Mia.  Canzone intensa ma non facile, in cui molti, soprattutto dopo la dichiarazione via social, hanno voluto riconoscere nella protagonista proprio Giorgia Soleri.

«Il nome Coraline non è riferito al cartone, la scelta è puramente musicale, fonetica. La storia, della quale non parleròè reale riportata in favola e ognuno può interpretarla come preferisce», aveva spiegato Damiano David, alla presentazione dell’album, l’anno scorso.  

Che la Coraline che «vuole il mare ma ha paura dell’acqua» sia Giorgia – che tra l’altro ha proprio la parola Coraline tatuata sul braccio – o meno, però non è poi così importante, perché Coraline possono essere tutti: il senso della musica, e dell’arte in generale, alla fine è proprio questo, l’universalità. E possono essere mille le ragioni e i modi che hanno portato a Damiano a dire che è Giorgia che gliel’ha «fatta scrivere e vivere».

Quello che è più importante è che lui – che dal palco guardava un punto fisso in platea – abbia poi voluto coinvolgere la sua compagna in un momento così importante e intenso della sua vita professionale. E che lo abbia fatto in quel modo, con quel «tu» così personale, dopo gli altri ringraziamenti sempre veri ma più generici, rende il gesto ancora più significativo.

vanityfair.it

Torna in alto