Musica, il nuovo album dei Beirut s’intitola ‘Gallipoli’: la band Usa stregata dal Salento

Musica, il nuovo album dei Beirut s’intitola ‘Gallipoli’: la band Usa stregata dal Salento

La “città bella” dà il titolo al nuovo album della band di Santa Fe (New Mexico) che ha trascorso un lungo periodo in Puglia: il disco, uscito l’1 febbraio, è stato infatti registrato a Guagnano (Lecce)

Gallipoli alla conquista del mondo. La “città bella” dà il titolo al nuovo album dei Beirut, la band di Santa Fe (New Mexico) che è stata folgorata dal Salento. Il disco, uscito l’1 febbraio, è stato infatti registrato a Guagnano, nel Sudeststudio di Stefano Manca. E se “Gallipoli” è stata fin dal primo momento una delle tracce previste dal gruppo, poi ha allargato la sua sfera d’azione e si è presa la copertina. È stato amore a prima vista, quello per il paese della costa ionica: “Abbiamo passato una notte incredibile a Gallipoli – racconta il bassista e contrabbassista Paul Collins – dopo aver guidato tutto il giorno per il Salento. A volte scendi dall’auto e semplicemente non sei preparato a quello che potrebbe colpirti. In questo caso è stato un bellissimo faro, con la luna alta su di esso. C’erano i fuochi d’artificio che esplodevano, una marching band e una processione cattolica che si tesseva per le strade”.L’eco di quelle immagini si ritrova adesso nella canzone, offrendo un ritratto ben lontano da quello della movida estiva. Dopo quella notte, il leader del gruppo Zach Condon non ha avuto dubbi: “Il giorno seguente scrissi in una sola sessione, facendo pausa solo per mangiare, il brano che sarebbe diventato Gallipoli”.Come sempre i Beirut tengono fede all’ormai consolidata tradizione intitolare i loro brani alle città del mondo – d’altronde il loro stesso nome ne è prova – e per Zach Condon questa abitudine è “quasi una situazione psicoanalitica”, di cui però non riesce a spiegarsi il motivo. Del Salento, ora che l’album è uscito, resta tanto nei ricordi dei Beirut. Prima di tutto il rustico del caffè Alvino – “la cosa migliore che avessimo mai mangiato”, dice Paul Collins. E poi nove canzoni – quelle che compongono “Gallipoli” – e quei peperoncini acquistati a Lecce, “talmente piccanti da indurre alle lacrime, e che hanno avuto un loro ruolo nel suono del disco”.

Anna Puricella, repubblica.it

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