«Benedetta follia»: un film dai toni pacati per dare una carezza al pubblico
«La mia condizione ideale è quando vengo messo all’angolo del ring, e picchiato dalle donne», dice Carlo Verdone. In Benedetta follia (accolto all’anteprima da molte risate, dall’11 su 700 schermi), viene lasciato, dopo una vita insieme, dalla moglie, per un’altra donna. Nel suo negozio di arredi sacri arriva una commessa improbabile, una coatta, Ilenia Pastorelli (uno dei talenti di Jeeg Robot): è lei la follia benedetta che lo rimette in pista.
L’arrivo surreale di Ilenia Pastorelli dal produttore De Laurentiis
Ilenia ha una verve travolgente e racconta di quando fu chiamata dal produttore Aurelio De Laurentiis: «Ti aspetto nel mio ufficio tra dieci minuti. Capirai, abito a Prima Porta mica in centro, ci ho messo un’ora, 45 euro di taxi. Pensavo che mi avrebbe offerto Buon Natale a Prima Porta, invece c’era Carlo Verdone che mi fa: vuoi essere la protagonista del mio nuovo film? Sono rimasta sconcertata. Da ragazzina, alla Magliana, una zonetta tranquilla, invece di tagliarmi le vene mi guardavo i suoi film, li so a memoria». Ilenia per fargli dimenticare la moglie e la noia lo spinge con la sua carica positiva a una nuova vita, compresi gli amori al buio delle chat.«La vita oggi è on line e solitaria», dice Verdone, «la rete si è impossessata delle relazioni sentimentali. Io sono un po’ all’antica, qualche dubbio ce l’ho, mi piacerebbe tornare a un rapporto più umano. Ma ho due coppie di amici, persone di qualità, che si sono conosciute in quel modo e sono felici».
La scena scabrosa e il balletto psichedelico
In uno di quegli incontri, il cellulare finisce nell’intimità femminile. Quando ha letto quella scena Carlo è «saltato sulla sedia, mi facevano vietare il film, bastava una cosa sbagliata e diventava volgare. Mi hanno convinto». C’è anche un balletto psichedelico con un sapore tra Hollywood e i vecchi varietà tv di Antonello Falqui. Carlo confessa di non «saper ballare, non mi sarebbe mai venuto in mente».
Il suo film più al femminile
Ma sono tante le novità, proviamo a elencarle: «È il mio film più al femminile, Ilenia è giovane e non mi sarei mai perdonato di far sbagliare un’attrice, ci sono anche Lucrezia Lante della Rovere, Maria Pia Calzone che con la sua dolcezza mi sembra un mandolino napoletano, Paola Minaccioni dai tempi comici perfetti… C’è un tono pacato, sereno, volevo dare una carezza allo spettatore». Su Roma è indulgente: «L’ho ritratta come la vorrei vedere, mi sono stufato di leggere articoli sul degrado, Roma meritava di essere truccata».
«Se fossi sindaco di Roma»
È vero che le hanno proposto di candidarsi a sindaco? «Sì, ma non dirò per quale partito. Le mie priorità sarebbero: collegamenti dalle periferie al centro, garage sotterranei e sampietrini solo nelle isole pedonali, i pullman di turisti creano avallamenti micidiali per la schiena». Nel film ha un negozio religioso, nella vita… «sono un credente con mille dubbi. Ero amico di monsignor Tonini, grande intellettuale, mi indicava il percorso del buon cattolico. Riuscii a fargli vedere un mio film, Al lupo al lupo». Carlo, 40 anni di cinema: «Vivo di situazioni più che di personaggi». Sono cambiate le nevrosi che lei porta nei suoi film? Roberto Spada, l’energumeno di Ostia che ha dato una testata al cronista, è il mitomane di oggi? «No, purtroppo è una persona normale che vive la sua normalità in quel modo lì. Mitomani sono quelli con il corpo ricoperto di tatuaggi. E le nevrosi sono figlie della solitudine di chi è chinato tutto il giorno su iPad e smartphone. A me fa paura la perdita di memoria storica. Se non ricordi nulla del passato non comprendi il presente».
Valerio Cappelli, Corriere della Sera