L’album è un lavoro intenso e intimo in cui il duo riflette su come vivere i rapporti, soprattutto quelli di coppia, in una società che concede difficilmente l’opportunità di relazionarsi con le differenze dell’altro. Da marzo 2023 in tour nei club
Un diario di appunti che si è prima trasformato in canzoni e poi in un affresco di questa nostra epoca. Con l’originalità che li contraddistingue i Coma Cose pubblicano Un meraviglioso modo di salvarsi, scritto da California e Fausto Lama con Fabio Dalè e Carlo Frigerio e prodotto da Mamakass insieme a Fausto. L’album narra l’evoluzione artistica e personale del duo presentando una chiara fotografia della loro musica oggi. Un meraviglioso modo di salvarsi è un lavoro intenso e intimo in cui il duo riflette su come vivere i rapporti, soprattutto quelli di coppia, in una società egocentrica che concede difficilmente l’opportunità di relazionarsi con le differenze dell’altro.
Partiamo dalla storia dell’album: quando e come lo avete costruito? Ci saranno altre sorprese per i fan stile cabina telefonica?
Un meraviglioso modo di salvarsi lo abbiamo costruito e ragionato a ottobre del 2021, non ci abbiamo messo neanche tantissimo, in sette mesi era fatto, il 3 luglio scorso abbiamo consegnato il master. Nasce per fermare un momento e per non aprire altri sentieri altrimenti diventava ridondante. Ha un aspetto quasi psicanalitico, dopo il Festival di Sanremo e un tour fighissimo avevamo il fiato corto. Sentivamo la necessità di tornare a scrivere e lo abbiamo fatto spegnando i social. Ora vogliamo organizzare qualcosa nella natura, il disco parla di tornare all’erba lasciando indietro il cemento. Quella della cabina del telefono è stata una opportunità per ritrovare i fan e si sviluppa in un video con loro che è anche un piccolo documentario.
L’album ha uno sviluppo diaristico, quasi fosse un concept che racconta un po’ della vostra vita: ricercare la vostra essenza e poi raccontarla vi ha creato imbarazzi? Trovato il vostro baricentro?
È stata un’analisi un po’ necessaria per andare avanti oggi come persone. Dovevamo per un po’ tirarci fuori dal mondo perché eravamo sopraffatti da noi stessi. Cerchiamo di rintracciare la nostra storia con gli occhi e le sensazione di oggi. È bello il confronto.
Le bombe le stiamo conoscendo ma non lo slancio di umanità. C’è il mondo in rovina senza più ideali. Dedicate una canzone all’idea di resistenza nel senso più ampio del termine: in questa situazione è ancora vero che crescere significa adattarsi? E dove si nascondono gli anni della libertà?
La Resistenza rielabora il passato. È anche tornare ai nostri 15 anni quando vivi un disagio sentimentale e umano, quando entri in un asilo e inizi a valutare il tuo posto nella società. Poi ci sono gli anni irruenti della follia e degli eccessi, anche nell’identificazione dei movimenti cui si aderisce. Quindi arriva la resistenza che è una matura disillusione. Devi trovare il tuo baricentro e ora da persone adulte elaboriamo il nostro essere oggi.
Quando avete scritto C’è una musica terribile avevate la consapevolezza che sarebbe stata una delle domande più gettonate?
In realtà non troppo, parla di un contesto di divertimento dove la musica è varia e non ti piace tutta.
Chi è il critico seriale?
Il leone da tastiera: qualunque cosa tu oggi faccia è predisposta alle critiche, magari con gioia. Ci siamo allontanati dai social per un overcarico di informazioni che diventa noia travestita; se invece la critica è ponderata ben venga.
Napster è molto orwelliana: che colpe hanno Napster e i suoi nipoti nella nostra quotidianità?
È una provocazione. Nel disco analizziamo aspetti sociali. Non c’è una musica mainstream e una alternativa, è tutto un unico flusso. Noi stessi cosa siamo? Il canale è uno e uniforme.
Vorrei sapere da Francesca come ha reagito la prima volta che ha ascoltato Sto mettendo Ordine. A entrambi chiedo se ora avete messo ordine.
È stata una liberazione anche per me pur non essendo io la protagonista: l’approccio alla psichidelia, il cantautorato… finalmente ha raccontato la sua storia. Siamo due persone e ci sta che facciamo ordine.
Maldinoia sembra la versione 2.0 de Il Male Oscuro di Giuseppe Berto: è così la depressione, la melanconia di questa epoca? Per altro anche in Giorni Opachi non c’è niente che non va ma c’è la confusione tra sogni e realtà… il senso di smarrimento non sembra quello dei pomeriggi fatti a posta per perdersi. Non c’è il disincato.
Si perché oggi la noia non è concepita, oggi verte tutto nello scappare dalla noia, è difficile ricavarsi dei momenti per annoiarsi. Se hai dieci minuti liberi guardi il telefono e non cerchi un momento per te. La riflessione conseguente alla noia è un lusso.
“Nelle vite che abiterai ricorda tu sei qualcosa”: è contribuire a costruire una identità, anche piccola, il senso della musica?
Sei di vetro è la classica canzone d’amore, ha un valore aggiunto perché nasce su un provino, poi la seconda parte sulla sua vocalità. Va al di là di noi, racconta un amore anche come tirarsene fuori: l’essenza è che per come ti ho conosciuto è impossibile che tu non venga amato dal mondo. I protagonisti di questo amore sono gli altri, alla fine tutte le diversità e le contraddizioni sono quello che ti ha reso forte.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Partiamo con gli instore per incontrare i fan più stretti. Torneremo nei club dal 10 marzo e poi suoneremo in estate. Andremo anche all’estero, Londra e Parigi e forse Bruxelles. Siamo contenti di tornare nei club perché manchiamo da quattro anni, praticamente da poco dopo che siamo nati!