Su Sky “Romulus” e il caos prima di Roma

Su Sky “Romulus” e il caos prima di Roma

Il caos che precedette la nascita di Roma ha delle analogie con le incertezze del presente. Ne sono convinti gli autori e i registi di ‘Romulus’, la nuova serie Sky Original prodotta da Sky, Cattleya – parte di Itv Studios – e Groenlandia, che arriva il 6 novembre su Sky e in streaming su Now Tv ed è il primo progetto televisivo di Matteo Rovere (che ne è anche produttore), diretta dallo stesso Rovere, Michele Alhaique ed Enrico Maria Artale e interpretata da Andrea Arcangeli, Francesco di Napoli e Marianna Fontana. “Volevamo raccontare la nascita della politica e delle relazioni sociali tra gli individui in quella che è la prima città dell’occidente contemporaneo. Con Filippo e Guido abbiamo fatto un lavoro che facesse divertire lo spettatore, un racconto coerente e coeso che potesse somigliare a quello che accadde in quel tempo”, spiega Rovere.

Presentato con successo come evento speciale alla Festa del cinema di Roma e recitata in protolatino (ma naturalmente disponibile anche nel doppiaggio in italiano), ‘Romulus’ propone un grande affresco epico sospeso tra storia e leggenda, raccontando il mito della fondazione di Roma, in un mondo primitivo e brutale governato dalla natura e dagli dèi. “Con gli sceneggiatori Filippo Gravino e Guido Iuculano – sottolinea Rovere – avevamo la sensazione che fosse una grande occasione: creare uno show accattivante, pieno di azione, sconvolgimenti emotivi e avventure umane nella dimensione da grande romanzo dato dalla serialità. Allo stesso tempo, insieme a Sky e Cattleya che hanno creduto sin da dubito all’idea, volevamo proporre uno spettacolo nuovo nelle modalità di rappresentazione ma con le radici in un mondo molto noto, da poter raccontare e reinterpretare per la prima volta. L’interlocuzione con i coproduttori ha garantito una dimensione aperta: la grande sfida è quella di offrire un prodotto che si possa misurare sia con noi italiani che con il pubblico di fuori”.

Un racconto di guerra, fratellanza, passione, coraggio e paura, realizzato con un grande impianto scenico e due intere città meticolosamente ricostruite sulla base di ricerche storiche documentate, con migliaia di figurazioni, quasi mille presenze stunt e centinaia di armi riprodotte. ‘Romulus’ non è però un prequel de ‘Il primo re’, ci tiene a sottolineare Rovere, che ha creato, diretto e prodotto la serie: “L’idea nasce prima del film. Lì si raccontava la leggenda di Romolo e Remo come se fosse vera, con un nucleo tematico e un arco temporali più stretti. Qui c’è la genesi della leggenda”. Quanto al rapporto con le fonti storiche, Rovere sottolinea: “Dal punto di vista plastico gli archeologi l’hanno ritenuta fedele, ma non è fantasiosa: è una ricostruzione molto libera nel trattare il rapporto con il mito. Non si ha alcuna informazione condivisa sull’ottavo secolo avanti Cristo. Ma noi non siamo partiti dal nulla. Ci siamo avvalsi dell’aiuto di grandi studiosi come Andrea Carandini, Paolo Carafa e Valentino Nizzo, che lavorano sulla mitografia e sulla genesi del mito attraverso gli elementi plastici. Hanno un approccio diverso rispetto alla ‘scuola anglosassone’, che ritiene il mito della fondazione una rappresentazione posteriore che i romani si sono dati per attestare le proprie origini nobili e semidivine”, spiega Rovere che non esclude una seconda stagione: con Sky e Cattleya si sta lavorando per costruirla ma c’è l’intenzione di realizzarla solo se la storia e il progetto convinceranno tutti. “Per ora – aggiunge scaramantico – pensiamo al debutto della prima”.

Quanto al coinvolgimento nella regia anche di Michele Alhaique ed Enrico Maria Artale, Rovere riflette: “Il cinema è un’arte collettiva con una singola visione, la serialità è un gioco di squadra. Era impossibile girare da solo questa serie, non solo perché somma più linee narrative ma perché serve una condivisione del racconto che sia al servizio di un pubblico il più largo possibile. Con Michele ed Enrico il lungo confronto che partiva da diverse sensibilità ha prodotto un lavoro coeso e condiviso”. “Matteo ci ha coinvolto in grande anticipo – conferma Artale – seguendo una strada poco ortodossa nel meccanismo della serialità. È stato uno scambio che ha arricchito la serie”.

L’attualità della serie viene sottolineata anche dallo sceneggiatore Filippo Gravino: “C’è un gruppo di ragazzi ma non è un racconto di formazione sulla scelta di una strada da prendere. Siamo in un mondo anteriore, arcaico e reazionario che ha imposto loro delle scelte: è il racconto di un’emancipazione, dove loro vogliono ribaltare la decisione che qualcun altro ha deciso per loro. È un sentimento contemporaneo: anche i giovani di oggi sentono di vivere un mondo di cui sentono di non far parte e che vogliono cambiare“.

Per i protagonisti le due più grandi sfide della serie sono state la recitazione in protolatino e l’impegno fisico. Andrea Arcangeli (Trust, The Startup – Accendi il tuo futuro), Francesco Di Napoli (La paranza dei bambini) e Marianna Fontana (Indivisibili) guidano un cast di giovani di grande talento. Marianna Fontana è Ilia, una vestale rinchiusa nel tempio di Vessa dall’età di sei anni con ruolo di sorvegliare fuoco: “Un personaggio forte in un mondo brutale – spiega l’attrice – con tante sfumature, fragilità ma anche grande forza interiore. La serie ha un grande legame con la contemporaneità, perché come allora anche oggi non sappiamo il nostro futuro come si svolgerà. La sfida più grande è stata il latino – aggiunge – Non è stato facile imparare le battute in protolatino. Ma alla fine mi sono divertita perché è una lingua musicale che mi ha permesso di entrare in quel mondo in un modo viscerale e di modulare la voce in maniera diversa man mano che il mio personaggio cresce nel tempo”.

Di “esperienza totalizzante” parla Andrea Arcangeli, che interpreta Yemos: “Recitare in protolatino è una cosa completamente diversa da qualunque cosa fatta prima. Devi dare l’impressione che sia la lingua del quotidiano, cercare la naturalezza in una lingua morta. E il mio approccio alla psicologia del personaggio è stato soprattutto fisico. Mi allenavo, anche sul set, mi preparavo alle scene facendo flessioni e correndo. In questo senso, tra dieta iperproteica per mantenere il fisico, provare scene con gli stuntmen, andare a cavallo, la sfida più grande è stata proprio quella di arrivare fino alla fine della serie”, dice sorridendo. Per Francesco di Napoli, il suo personaggio, Wiros, vive la stessa evoluzione che lui come attore ha dovuto affrontare nella serie: “Parte da schiavo insicuro e scopre via via il coraggio. Come me sul set: ero timoroso e piano piano ho preso confidenza col set. La cosa che mi rende più orgoglioso è essere riuscito a recitare in latino”, conclude.

Completano il cast Giovanni Buselli (Gomorra – La serie, L’amica geniale), Silvia Calderoni (Riccardo va all’inferno), Sergio Romano (Il campione, La terza stella), Demetra Avincola (Fortunata, Loro 2), Massimiliano Rossi (Il primo re, Il vizio della speranza), Ivana Lotito (Gomorra – La serie), Gabriel Montesi (Favolacce, Made in Italy, Il primo re), Vanessa Scalera (Lea, Imma Tataranni – Sostituto procuratore), Yorgo Voyagis (Distretto di Polizia, Il tredicesimo apostolo).

La serie ha una sigla d’eccezione, un evocativo opening theme cantato da Elisa, che aprirà ogni episodio con un’emozionante e personalissima versione di ‘Shout’ dei Tears for Fears. La colonna sonora è dei Mokadelic.

In contemporanea con la messa in onda della serie usciranno ‘Romulus: il Sangue della Lupa’ e ‘Romulus: la Regina delle Battaglie’, i primi due volumi d trilogia di romanzi che allarga l’universo narrativo di ‘Romulus’, scritta da Luca Azzolini e pubblicata da HarperCollins. Azzolini è uno dei massimi esperti italiani di fantasy e romanzo storico, autore di numerosi libri per ragazzi, al suo debutto nella narrativa per adulti. Partendo dall’idea originale della serie, ne indaga e racconta gli antefatti, i personaggi minori, la geografia, esplorando gli aspetti che nella serie, per esigenze televisive, erano stati trattati più velocemente. È la prima volta in Italia che viene creato un simile dialogo tra forme espressive diverse, al di là del semplice “adattamento”. L’obiettivo dichiarato è conquistare anche i mercati esteri tanto con la serie quanto con i romanzi. E in parte è già centrato perché la distribuzione internazionale affidata a Itv Studios ha già venduto i 10 episodi di ‘Romulus’ a Deutsche Telekom per il suo servizio Ott MagentaTv in Germania, a MoreTv in Russia, a Cis e Cosmote in Grecia, a Sbs in Australia e a Hbo Europe nell’Est Europa.

Antonella Nesi, Adnkronos

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