Giacomo ferrara: da Spadino in Suburra a panettiere in Guarda in alto

Giacomo ferrara: da Spadino in Suburra a panettiere in Guarda in alto

Giacomo Ferrara, Spadino nella serie Suburra, si trasforma in un panettiere in Guarda in alto, esordio di Fulvio Risuleo, presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Alice nella città, fiaba urbana ambientata sui tetti di Roma.

Il suo saggio di diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia, Lievito Madre (2014), ha vinto il terzo premio nella sezione Cinéfondation, dedicata alle scuole di cinema del mondo, del Festival di Cannes; il suo primo lungometraggio, Guarda in alto, presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Alice nella città, ha per protagonista Teco, un panettiere che scopre un mondo fantastico sui tetti di Roma: Fulvio Risuleo, 26 anni, ha una insolita passione per gli impasti e il pane. Lo abbiamo incontrato a Roma, durante il festival, insieme al protagonista Giacomo Ferrara, sempre più popolare in questi giorni grazie al ruolo di Spadino nella serie Netflix Suburra, e gli abbiamo chiesto da dove nasca questo amore: “Non ne ho idea. Però il pane è qualcosa che, già dall’odore, fa sentire a proprio agio. In quella storia un uomo si innamora del lievito madre, quindi del pane che cresce, in questo caso, dovendo trovare il mestiere del protagonista – ne ho vagliati vari, all’inizio doveva essere un gelataio – ho scelto il panettiere, perché il pane mi sembrava qualcosa di più caloroso”. Per Ferrara invece, figlio di ristoratori abruzzesi, il rapporto con la materia e il lavoro manuale non è una novità: “Sono sempre stato abituato fin da piccolo al lavoro manuale, ai sacrifici, a svegliarsi presto la mattina. Non facevo il pane però: noi facciamo la pasta a mano”. Nel film la metafora del volo è molto forte: in psichiatria sognare di volare è interpretato come un momento di cambiamento. Risuleo è al primo film, Ferrara sta diventando un volto noto: com’è affrontare questo passaggio importante? “La creazione del film è durata cinque anni: è stato un cambiamento graduale. Adesso siamo nel momento in cui il film viene mostrato: è la sintesi di un processo di cambiamento abbastanza lungo, quindi sono contento di essermene liberato. Ho archiviato i miei ultimi cinque anni: ora posso volare da altre parti. Forse non si cambia mai, ma ci si trasforma: questo film rappresenta la mia trasformazione creativa”. D’accordo Ferrara: “Sì, è una trasformazione: nel mio caso tutto quello che mi sta accadendo è bellissimo, la gente mi scrive da tutto il mondo, è una cosa che sogni da piccolo. Ma ora mi accorgo che è solo una parte e nemmeno la più rilevante: la cosa più bella è poter continuare a raccontare delle storie e questa è una bellissima storia”.

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