(di Massimiliano Carbonaro, capsule Tvzap) Il regista posta ‘Tutti in fila… uno due, uno due… e chi non la pensa come voi, olio di ricino’. Gabriele Muccino nella bufera per aver commentato a modo suo Pier Paolo Pasolini scrivendo su Facebook che il suo cinema era amatoriale e che con lui iniziò il degrado della nostra cinematografia. “Non basta essere scrittori per trasformarsi in registi. Così come vale anche il contrario. Il cinema Pasoliniano aprì le porte a quello che era di fatto l’anti cinema in senso estetico e di racconto”, l’accusa di Muccino. Un’analisi lucida e personale, controcorrente nel momento in cui tutti celebrano Pasolini, scatena la furia iconoclasta del web contro il regista romano. Una pioggia di insulti che portano Muccino di prima mattina a chiudere il suo profilo Facebook. Non prima di aver postato nella notte la sua replica a chi lo ha insultato, le cui tracce restano su Twitter.
“Tutti in fila… uno due, uno due… e chi non la pensa come voi, olio di ricino. Ma per favore – scrive il regista di ‘Padri e figlie’ in un post notturno – popolo di Facebook che insulta prima ancora di leggere e cercare di comprendere quello che io ho veramente scritto e non ha mai voluto l’ambizione di trovare consenso o condivisione ma solo di essere raccontato. E’ ancora un nostro diritto dire cosa pensiamo? A quanto pare no. Meglio dare del mediocre, dell’arrogante, della nullità, insulti a destra a manca, una sassaiola da vandalismo intellettuale contro colui che ha osato dire che forse la terra non era al centro dell’Universo. Non mi scalfisce ciò che leggo – aggiunge amaro – ma il giudizio che esce fuori con tanta rabbia e violenza. Il giudizio che inconsapevolmente date di voi stessi e della violenza che esternate e che non era affatto presente in quanto da me scritto”. Quindi ribadisce il suo pensiero, “per l’ultima volta perchè nel prossimo post riprenderò a parlare di cose che mi premono assai di più”. E non parla più semplicemente in veste di regista, ma di esperto e cinefilo: “Il cinema è industria, un film costa, se non rientra dei denari, la pellicola, quando c’era la pellicola, finisce al macero e nell’oblio – scrive -. Dalla metà degli anni ’70 il cinema italiano è morto a causa di improvvisati registi che non sapevano come comunicare col pubblico”.
E quindi il nuovo affondo ‘critico’ su Pasolini regista: “Da quando ci si inizio’ ad improvvisare registi. Ho detto qualcosa che non e’ verificabile? – si chiede Muccino -. Ho detto che Pasolini regista ha aperto la porta ad altri registi improvvisati che a differenza sua non avevano nemmeno l’immensa statura di scrittore e poeta… Ho detto che Pasolini era uno scrittore prestato al cinema e che il cinema non era nelle sue corde piu’ alte. Lo penso, lo pensero’ e avro’ ogni sacrosanto dovere di dirlo anche davanti ad una folla di forcaioli che ha intasato questa bacheca di insulti”.
Quindi la chiosa amara: “Ma li lascerò i vostri insulti, per quanto possa mai riuscire a resistere dal non cancellarli quando mi ci imbatta, essendo voi entrati con le scarpe infangate in casa mia senza avere neanche avuto la premura di togliervele o di lasciare una decente pulizia alle vostre spalle. Ora basta, chiudo questa parentesi penosa di fascismo applicato. Domani olio di ricino a colazione e il mio peccato verrà purificato!”. Uno sfogo notturno a cui fa seguito la scelta, drastica, di chiudere la pagina Facebook.