(Tiziano Rapanà) In tv domina la parola. Domina in quasi tutti gli spazi deputati all’informazione ed intrattenimento. Si tratta di una parola chiassosa, vivace, eppure conforme al sentire comune della società. Non è una parola che diffida dalla convenzionalità, tutt’altro: la difende e la propaganda. Per fortuna, però, c’è chi sceglie ancora una parola diversa dalla banalità e dall’ovvietà. Una parola magari eccessiva, che vive una forte connotazione popolaresca, ma quantomeno lontana dal prevedibile televisivo. È la parola che adopera Vittorio Sgarbi con successo in buona parte dei talk in onda. Finalmente questa parola fieramente nomade non dovrà più errare di salotto in salotto, perché ritroverà presto la sua antica casa mediatica Sgarbi quotidiani. Ad annunciarlo è lo stesso critico d’arte, che alla trasmissione radiofonico La zanzara, ha parlato di un ritorno su Rete 4, alle 13 e 30 o alle 20 e 30 (presumbilmente prima della trasmissione di Barbara Palombelli). Mi sembra inutile, viste la lode iniziale, rendicontarvi il moto di gioia scatenato dalla notizia di un ritorno così eccellente a Mediaset. Tuttavia non capisco perché puntare su Rete 4 anziché su Canale 5. Sgarbi quotidiani dovrebbe essere una rubrica di 5 minuti collocata all’interno del Tg5 delle 20. Il telegiornale di Canale 5 se la passa male: fa quasi la metà degli ascolti del Tg1. La presenza di Sgarbi sarebbe un sicuro toccasana per gli ascolti. I vertici di Mediaset ci ripensino.