Armani critico sulla couture di Parigi: “Forse meglio rimanere a Milano”

Armani critico sulla couture di Parigi: “Forse meglio rimanere a Milano”

Per me l’alta moda è quella delle centinaia di paillettes cucite su un centimetro quadrato di tessuto. Mi chiedo se, visti tutti gli sforzi che facciamo, e visto come è diventata Parigi, non sia meglio rimanere a casa mia, a Milano, e raccontare la mia visione da lì”. Giorgio Armani non trattiene riflessioni, dubbi e incertezze sul futuro della sua presenza all’interno della settimana della moda dedicata alla haute couture. Le parole dello stilista e imprenditore italiano arrivano in occasione della sfilata della linea Giorgio Armani Privé, andata in scena ieri durante la manifestazione parigina (3-6 luglio).

“Premesso che, a mio parere, oggi sono poche le maison che fanno davvero alta moda, inizio a non riconoscermi più in questa Parigi. Io mi sono sempre collocato in una Parigi più glamour, e ora non mi ci ritrovo più. Mi chiedo se non sia il momento di cambiare”, continua il designer, come riporta La Repubblica. Sin dall’esordio nel 2005, in occasione del 30esimo anniversario della casa di moda, la collezione couture di Armani rappresenta il know how italiano all’ombra della Torre Eiffel insieme a Valentino, Fendi e Giambattista Valli. C’è stata una pausa dovuta all’emergenza sanitaria ma la maison è poi tornata nel calendario ufficiale della kermesse insieme ai nomi storici dell’alta moda francese tra cui Dior, Chanel, Jean Paul Gaultier e Schiaparelli.

“Mi guardo attorno, e mi pare che sia sempre più difficile distinguere tra alta moda e prêt-à-porter, perché la prima è sempre più normale, e il secondo è sempre più elevato. Per carità, anche il mio prêt-à-porter è ‘alto’, ma comunque riesco a calibrare l’offerta con linee di diverso livello. La mia couture è pensata per una donna che vuole vestirsi in maniera diversa, esclusiva. Unica. Che vuole pezzi che non si trovano nei negozi: penso a Yves Saint Laurent, e a come creava interi guardaroba per le sue amiche dell’alta società”, aggiunge Armani.
Da alcuni anni la kermesse ha visto l’ingresso di guest member come Zuhair Murad e Georges Hobeika oltre al recente ritorno di Balenciaga, sotto la direzione creativa di Demna. Questa stagione ha visto l’esordio nel segmento couture di Thom Browne. La schedule accoglie inoltre anche Elie Saab, Viktor & Rolf e Iris Van Herpen, mixando linee creative tradizionali con sperimentazioni concettuali. Non mancano anche label giovani come Charles de Vilmorin.

Lo stilista riflette, anche in termini pratici, sull’eventualità di sfilare nella sua città: “Per me sarebbe più facile, non devo spostare gli abiti e lo staff e ho un bellissimo palazzo del ‘700”, facendo riferimento a Palazzo Orsini, recentemente aperto al pubblico durante la design week e spesso scelto come location per i défilé della linea Giorgio Armani. Lo scontento appare evidente, come riporta Il Corriere della Sera: “Vicino a certe collezioni provo disappunto. (…) A me piacciono i confronti ma ora quando vengo a Parigi non mi confronto con nulla”.

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