Kaley Cuoco: «Avevo deciso di sparire per sempre se la mia nuova serie non fosse piaciuta al pubblico»

Kaley Cuoco: «Avevo deciso di sparire per sempre se la mia nuova serie non fosse piaciuta al pubblico»

Per il mondo è, e resterà a lungo, Penny di Big Bang Theory, ma L’assistente di volo – The Flight Attendant, che ha inaugurato il nuovo canale Sky Serie (112) della tv satellitare, sta dimostrando che Kaley Cuoco, californiana di origini italiane, 35 anni, sa essere di più di un solo pur divertente personaggio e più di un’attrice comica. Dopo la fine di Big Bang Theory, Cuoco si è dedicata a questo nuovo progetto di cui è anche produttrice: «Ho opzionato i diritti tanti anni fa appena lo lessi, sapevo che l’avrei fatto e ora è accaduto». Cassie, l’hostess che interpreta, si trova coinvolta in un increscioso fatto di sangue avvenuto durante una sosta in un luogo esotico. «Ricordi Amanda Knox, l’americana assolutamente innocente che era stata arrestata in Italia? — dice Cassie, al telefono con un’amica avvocato —. Ricordi cosa le è successo?». Risponde l’amica: «Se vuoi un consiglio non farti arrestare all’estero».

Il riferimento a Knox era nel libro?

«Non ricordo se lo era o se è stato inserito in sede di adattamento, ma è perfetto per la nostra storia. Rende l’idea di cosa voglia dire mettersi nei guai in un Paese straniero».

Italiani e americani hanno una percezione molto diversa del caso Knox.

«Sono certa che la vediate in modo diverso, ma il punto non era schierarsi in merito a quel caso, piuttosto paventare una possibile esperienza con un sistema giudiziario che non ti appartiene».

Avete girato anche a Roma.

«È stato magico, come partecipare a un tour privato, poco prima che il mondo chiudesse per il virus».

Strano raccontare di voli internazionali in questo momento…

«Ora stiamo per tornare a girare. Non è facile, ma la gente è sempre più vaccinata, penso che ce la faremo».

Come si trova nel ruolo di produttrice?

«Quando ho deciso di buttarmi in questo progetto ero entusiasta ma poi sono arrivati i dubbi. Ho pensato che se fosse andata male avrei dovuto lasciare il Paese e farmi dimenticare dal mondo. Era un progetto talmente mio che se non avesse funzionato sarei dovuta sparire».

E invece sembra che stia andando bene.

«Ma prima di capirlo sono passata attraverso tutto lo spettro delle emozioni: un giorno ero euforica, l’altro terrorizzata. Ma ho imparato a chiedere aiuto e lasciarmi guidare dai professionisti. Detto questo, ero molto coinvolta in tutte le decisioni, dal rossetto che indossavo al montaggio».

Fra le difficoltà incontrate ci sarà stato anche il paragone con un personaggio amatissimo come Penny.

«Al contrario. Venendo da quell’enorme successo ho accettato velocemente il fatto che nulla poteva essere lontanamente paragonato a quell’esperienza e questo mi ha dato libertà di movimento».

Cassie non è un personaggio del tutto piacevole, beve troppo.

«È incredibile come Cassie faccia sempre la scelta sbagliata. Però alla fine la ami proprio per quello».

Ha qualcosa in comune con lei?

«Pochissimo, lei è disorganizzata, sempre in errore e in ritardo. Io sono figlia di mio padre che diceva sempre che se non sei dieci minuti in anticipo sei in ritardo. E poi, sebbene anche io apprezzi l’alcol, certo non sono agli estremi di Cassie. Ho però cercato di fare in modo che il suo bere non fosse attraente».

D’altra parte resta lo stereotipo che vedere in tv o al cinema un uomo che beve è divertente, una donna no.

«Noi ragazze siamo da sempre giudicate più severamente. Gli errori degli uomini vengono perdonati, quelli delle donne no».

È una femminista?

«Sì. Sul set di Big Bang Theory ero riuscita ad ottenere la stessa paga dei colleghi maschi, se non è femminismo questo».

Francesca Scorcucchi, Corriere.it

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