Addio a Raffaella Carrà, stella della tv. Il nostro ricordo: una storica intervista di Cesare Lanza

Addio a Raffaella Carrà, stella della tv. Il nostro ricordo: una storica intervista di Cesare Lanza

Addio alla stella della tv, Raffaella Carrà. Ad annunciarlo Sergio Japino, regista televisivo e storico partner della conduttrice: “Raffaella ci ha lasciati. E’ andata in un mondo migliore, dove la sua umanità, la sua inconfondibile risata e il suo straordinario talento risplenderanno per sempre”. Per tutti era la regina della televisione italiana, è stata una presenza fissa nei palinsesti televisivi fino a poco tempo fa. È morta a causa di una malattia. Cantante, ballerina, presentatrice, ha catturato il pubblico con la sua allegria e professionalità. Vogliamo omaggiarla con un’intervista di Cesare Lanza, realizzata per Panorama, diciannove anni fa.

(di Cesare Lanza per Panorama, 2 febbraio 2002) Dieci milioni di telespettatori. Raffaella Carrà, con Carramba, riemerge con perentoria sicurezza. Chi pensa più alla delusione di Sanremo 2001? Lei forse sì, accettando di confidarsi con Panorama.
“Non volevo farlo, Sanremo: mancava il tempo di prepararlo meticolosamente. E comunque, un anno dopo, diciamolo…”

Cosa?
Non andò tanto male. Meno eclatante negli ascolti rispetto a Fabio Fazio, va bene. Ma io mi misi al servizio delle canzoni e le canzoni hanno funzionato: penso a Elisa, ai Gazosa, alla vendita di dischi… Pensavo che la musica bastasse. Anche Pippo Baudo mi aveva consigliato: i cantanti, non altro.

E il cast?
“Non sono pentita. Massimo Ceccherini, bravo a Carramba, a Sanremo era impaurito, spaesato: chi poteva prevederlo? Megan Gale, una buona scelta, come Enrico Papi.

E allora cosa non ha funzionato?
Forse anche la coincidenza con lo spaventoso delitto di Novi Ligure, Erika e Omar. Gli italiani, giustamente, avevano la testa altrove.

A parte auguri e consigli, non mancarono frecciate con Baudo.
Pippo era seccato non perché presentassi io, ma perché voleva farlo lui, Sanremo. Ora tocca a lui.

Ricambia i consigli?
Non ne ha bisogno: Pippo sa tutto.

Pippo, Raffaella… Un certo tipo di tivù. Ma la tivù è deficiente, come dice la signora Ciampi?
Non credo. C’è tivù buona e tivù cattiva. Prendiamo il nudo: un tanga non vuol dire successo, ma se ben inserito in un programma – il racconto è fondamentale, come il ritmo – può avere un significato. Fondamentale è l’identità: la gente dice “vedo Bonolis, Baudo, Costanzo, Chiambretti…vedo la Carrà”, non questo o quel programma! Si affeziona ai protagonisti.

E lei non cambia mai.
Mica vero. E’ indispensabile cambiare, ma a poco a poco: come il disegno della Coca Cola, ecco. Stile eterno, ma via via si cambia: con segni minimi, che il pubblico (non scriva, per favore, “la massa”) sente e capisce.

E la massa?
Detesto la parola. Il pubblico non è stupido e informe. Anzi: capisce, punisce e premia.

Se lei non si sente coinvolta, qual è la tivù deficiente.
Penso a tanti format, ma non metto alla berlina nessuno. La tivu è faticosa, tanta gente si arrabatta e dà l’anima per un programma.

Altra polemica ricorrente: i sostegni, gli aiuti…. Lei ne ha avuti?
Aiuti politici mai. Gratitudine professionale, sì. A Gianni Boncompagni. E a Giovanni Salvi, direttore di Raiuno: severo, duro, ma pieno di idee. Lanciò me, Baudo, Vianello e la Mondaini, Heather Parisi… Eravamo terrorizzati dalla sua voce. Solo se non diceva nulla, voleva dire che si andava bene. Se no, guai. E a me piace così. Per far bene, debbo amare, stimare e temere il mio editore. E’ successo così anche con Brando Giordani e Agostino Saccà. Per non dire di Sergio Japino.

Spieghi il mistero di questa coppia. Legame incomprensibile, vista dall’esterno.
Dice bene: un mistero. Forse un incastro, due pezzi che ne fanno uno solo.

Dicono anche che Japino domini Carrà, al momento di decidere.
Non è vero. Se dico teneramente: “questa cosa non mi viene”, finisce lì. Parole magiche, senza appello.

Dicono che Japino è antipatico.
Senta, lui è uno nato a Ventotene, forte come il vento, il mare. Energia immensa. Chiuso come un’ostrica, ma con una mano dolcissima, elegante. Come inquadra lui le donne, nessuno mai.

Ha coscienza di essere una donna molto potente?
No. Perché non sono potente.

E dov’è il potere?
Dove si decide, sì o no. Io? Ho il potere degli ascolti. Se mi va male, non decido un bel nulla. Grazie agli ascolti, tutti mi accettano e mi vogliono. E chi non mi accetta e non mi vuole bene, mi sopporta. Ho avuto solo un problema, in tutta la carriera.

Quando?
Bettino Craxi, quando firmai per Berlusconi, non voleva che tornassi alla Rai. Canale 5 non aveva la diretta, così volevo tornare perché la diretta dà emozioni insostituibili. Cose passate: sentii dire perfino che il mio contratto era una vergogna per gli italiani.

E qual è il suo punto di vista?
Con “Pronto, Raffaella?” contribuii a rendere la Rai competitiva sul piano commerciale, per gli introiti pubblicitari. Valorizzando lo spazio di mezzogiorno.

Cosa l’affascina in un uomo?
L’intelligenza. E il carattere. Se sento dire: quello è uno tremendo, mi intriga.

Valore irrinunciabile?
La lealtà. Mai tradire.

Una filosofia di vita?
Emozionarsi. E vivere con generosità, ironia.

Lei è religiosa?
Prego molto. Da qualche anno ho scoperto la preghiera.

La Carrà vista dalla Carrà?
Dio mi ha dato tanta energia. Segno astrologico gemelli. Un po’ scissa, ma se qualcuno o qualcosa non mi piace al primo impatto, difficile che cambi idea. E vado dove mi porta il cuore.

Potrebbe vivere senza tivù?
Sono reduce da 11 mesi di astinenza. Comunque no, non potrei vivere. E non parlo del video: ci vado finché funziona. Ma sono creativa, potrei fare solo l’autore.

Il denaro è importante?
Non è la cosa principale.

Però, lei è costosissima.
Polemiche politiche, che odio. Oggi il mio programma è il meno costoso, nel prime time.

Il più carismatico uomo di spettacolo che ha conosciuto.
Frank Sinatra.

E la donna?
Ginger Rogers. Mi colpì, in teatro a N.Y.: voleva stirarsi il vestito da sola, non si fidava della sarta.

Proviamo a creare un robot televisivo perfetto, con le qualità dei migliori?
Dica.

La professionalità.
Bruno Vespa.

Simpatia.
Fiorello.

Cantare.
Vasco Rossi.

Ballare.
Mia Molinari.

Scherzare.
Platinette.

Intervistare.
Costanzo.

Provocare.
Sgarbi.

Fingere.
Non rispondo.

Comicità.
Panariello.

Bellezza, erotismo.
Paola Barale.

Ritmo.
Gerry Scotti.

Attenzione ai particolari.
“Ah, questa è mia. Una mania, non trascurare nulla.”

Bene. Ma, al di là del suo successo, c’è un’Italia che pensa: i Baudo, le Carrà… sempre loro! Quando se ne vanno? Quella parte d’Italia che non vi sopporta, nonostante tutto.
“Finché ho qualcosa da dire, non capisco questo terrorismo.”

E lei, chi non sopporta?
I raccomandati. A meno che non siano bravi. Mi portarono Gigi Marzullo e mi dissero: è presentato da Ciriaco De Mita. Io storsi la bocca: vabbè, proviamolo. Ma, visto il provino, dissi: però è bravo, ‘sto Marzullo, simpatico, misurato. Mi creda: alla lunga vince la qualità.

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