“Eccomi, dopo Sanremo sono un’altra cosa: un pop fuori dal coro”

“Eccomi, dopo Sanremo sono un’altra cosa: un pop fuori dal coro”

Il cantante stasera all’Arena di Verona: «Mi sono concesso un periodo di assenza»

Ma guardatelo qui, Francesco Gabbani, appena riemerso dalla quiete dopo la tempesta. Scatenato e gioioso, oltre che molto tatuato. Ha appena finito di provare il suo nuovo brano all’Arena di Verona e stasera andrà in onda su Raiuno durante i Seat Music Awards. E ha stupito tutti perché È un’altra cosa è un pop fuori dal coro, suonato come si deve e con un testo che – ogni tanto succede ancora! – non parla solo di lusso e sogni realizzati. Dopotutto mica capita spesso che un tormentone inizi con un verso come «la maggiorana dà sapore ma non sfama» aggiungendo che «la marijuana puritana non funziona». «Occhio che la maggiorana ha un altro significato, ma lo spiego dopo». Più livelli di lettura ossia il segreto del successo di un fuoriclasse che ha vinto due Sanremo di seguito e che con Occidentali’s karma ha certificato le nuove regole del pop: cantare canzoni trasversali, ossia capaci di convincere pubblici diversi per età e gusti musicali. Ora ritorna con un brano che ha gli stessi carati e c’è da scommettere che lo ritroveremo il 9 settembre (giorno del suo compleanno) sempre qui all’Arena di Verona quando ai Power Hits Estate verrà incoronato il brano dell’estate 2019. «Vedremo, chissà», si schermisce in camerino.

Però, Gabbani, come mai è sparito dalle scene per così tanto tempo?

«Mi sono concesso un lungo periodo di assenza per capire in che modo avrei potuto andare avanti».

Si spieghi meglio.

«Da una parte il successo da ultratrentenne mi ha portato a pensare che finalmente tutte le mie fatiche avevano trovato un senso. Ma dall’altra mi sono chiesto: e adesso che faccio?».

Avrebbe potuto fare come quasi tutti: battere il ferro finché è caldo.

«E’ vero. Se avessi voluto fare il mercenario, l’anno scorso sarei tornato con un brano compiacente e rimanere sulla stessa pista. Invece no».

Si è messo tra parentesi.

«E ho capito che se non rifacessi il botto di Occidentali’s karma sarei sereno lo stesso. Per carità, è un obiettivo che voglio raggiungere ancora, ma la sventola di gloria che ho avuto dopo Sanremo mi ha reso più consapevole. E ho capito che sono qui per fare musica, soprattutto. Il resto è un’eventualità che viene dopo. Se è piacevole è meglio. Altrimenti va bene uguale».

Insomma Gabbani ora è «Un’altra cosa».

«Dopo averla composta, mi sono accorto che questa canzone è stata molto ispirata da A hard day’s night dei Beatles. Tutti noi fatichiamo ogni giorno in una vita nella quale fatichiamo a riconoscerci. Ma la soluzione non è scappare ma imparare ad accettare un altro punto di vista. E’ un passo avanti».

Però il brano si distingue da tutto ciò che passa in radio ora.

«Il bello è che rimane musicalmente semplice, come vorrei sempre essere. Semplice, non superficiale o approssimativo. E poi si distingue dai suoni reggaeton che, tra l’altro, secondo me è arrivato agli ultimi aliti, alle ultime fasi. Non perché non mi piaccia, ma perché ogni musica ha le proprie fasi».

A proposito, com’è stata la sua fase dopo Sanremo?

«L’ho vissuta fino in fondo ma sarei un’ipocrita a dire che non ci siano stati risvolti sia negativi che positivi».

Quelli positivi?

«La soddisfazione».

Quelli negativi?

«La mia situazione di persona ormai riconoscibile mi ha portato a consacrare i rapporti più veri e a lasciar perdere quelli meno profondi, anche in famiglia».

Sembra ci sia stata qualche delusione professionale.

«Qualcuno non ha capito bene che certe situazioni fanno parte del nostro lavoro. Ma va bene così».

E adesso?

«Il mio nuovo album è in fase di lucidatura, il grosso è stato fatto e, se tutto va bene, esce ad autunno».

Il titolo?

«Non posso ancora dirlo anche perché non l’ho ancora deciso e non ne sono convinto. Ma tutte le canzoni hanno un filo conduttore che si scoprirà a suo tempo».

A proposito: a cosa si riferisce la maggiorana del suo testo?

«Alla maggioranza, che dà sapore ma non sfama. E’ uno degli interrogativi del nostro tempo…».

Paolo Giordano, ilgiornale.it

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