Paul Simon ha venduto il suo intero catalogo musicale alla Sony, l’ultimo artista della sua generazione in ordine di tempo dopo Bob Dylan e Neil Young, mentre Dolly Parton sta ancora pensando di farlo: oltre 60 anni di canzoni, dai tempi del duo Simon & Garfunkel al successivo periodo da cantante solista, sono al centro del monumentale accordo di cui hanno dato notizia lo stesso Simon e la Sony.
“Ho cominciato la mia carriera a Columbia/Sony Records e mi sembra la naturale estensione lavorare con la divisione editoriale. Sono felice che siano i custodi delle mie canzoni per decenni a venire”.
Per Sony Publishing, il cui Ceo Jon Platt ha parlato di “un incredibile onore”, l’intesa e’ particolarmente importante: la divisione editoriale, che rappresenta tra gli altri Motown, Michael Jackson, i Beatles, Carole King, Stevie Wonder, Queen, e Leonard Cohen, e’ la piu’ grande del mondo, ma di recente ha perso importanti pezzi tra cui la musica di Taylor Swift che era andata a contratto da teen-ager ma un anno fa e’ passata a Universal Music.
I termini dell’accordo con Simon non sono stati rivelati ma dovrebbero essere nell’ordine di centinaia di milioni di dollari. Il database di Bmi, l’organizzazione per i diritti d’autore degli artisti dello spettacolo a cui e’ affiliato il cantante, conta oltre 400 canzoni sotto il suo nome, tra cui alcune che hanno fatto da colonna sonora all’ultimo mezzo secolo, da “Sound of Silence”, a “Bridge over Troubled Water”, “Mrs. Robinson” dal “Laureato”, “Still Crazy after All These Years” e “Graceland”, ispirata alla musica di strada sudafricana: il brano del grande ritorno dopo la rottura musicale con l’amico d’infanzia Garfunkel e il divorzio dall’attrice Carrie Fisher. Premiato 16 volte con un Grammy, Paul Simon compirà 80 anni in ottobre e tre anni fa, calato il sipario sul tour d’addio “Homeward Bound”, ha smesso di fare tournee’ anche se nel 2019 e’ eccezionalmente apparso sul palco a San Francisco.
L’accordo rientra in un trend: Dylan, Young, Stevie Nicks e Mick Fleetwood, il fondatore dei Fleetwood Mac, hanno negli ultimi mesi ceduto i loro cataloghi in cambio di somme favolose: per Dylan si e’ parlato tra 300 e 400 milioni di dollari per 600 canzoni, mentre Young avrebbe incassato 150 milioni per il 50% della sua produzione musicale. ll boom di servizi in streaming come Spotify nei mesi della pandemia e’ dietro il boom delle vendite dei cataloghi musicali generano introiti ogni volta che vengono suonate sulla radio, internet o usati in film, show televisivi o programmi di fitness online come Peloton. Ma e’ anche in gioco il lockdown che ha bloccato concerti e tournee (“non avrei mai venduto se non fossi stato costretto a farlo”, ha dichiarato David Crosby, ex membro dei Byrds e co-fondatore di Crosby, Stills and Nash) per non parlare del “fattore eta'” dei musicisti coinvolti: con rare eccezioni sono tutti settuagenuari e oltre.
Alessandra Baldini, ANSA