La Tv via internet diventerà a brevissimo la preferita dagli italiani. Secondo il tradizionale ‘Report Tv’ curato dall’Area studi di Mediobanca, nel 2021 la Broadband Tv sarà la piattaforma leader per diffusione in Italia superando anche il digitale terrestre raggiungendo – secondo le previsioni di ITMedia Consulting – 9,2 milioni di abitazioni rispetto ai 5,9 milioni del 2019, con un tasso di crescita medio annuo del 25%. Un traguardo che vedrà scendere notevolmente sotto il 90% dei ricavi totali televisivi nazionali la quota dei tre maggiori operatori. Grazie soprattutto a fusioni, acquisizioni e alleanze, si prevede poi che il mercato Vod (Video on demand) in Europa Occidentale supererà nel 2022 quota 10 miliardi di euro di giro d’affari totale, con tassi di crescita a doppia cifra (+12%). A livello più ampio, la Tv continuerà a essere il principale canale ma, per contenere l’avanzata dei servizi Ott, è prevedibile prosegua il consolidamento del settore, come vorrebbe fare Mediaset con il progetto ‘pan-europeo’ (Mediaforeurope) finalizzato a integrare il mercato italiano e quello spagnolo. I servizi via internet – prosegue il rapporto curato dall’Area Studi di Mediobanca – continueranno a crescere, con Amazon, proprietaria di Prime Video, intenzionata a investire nella produzione di nuovi contenuti italiani e Disney pronta a lanciare in Italia dal 24 marzo 2020 la piattaforma streaming Disney+. La proliferazione di nuovi contenuti renderà, inoltre, fondamentale il ruolo degli aggregatori: da questo punto di vista Sky Italia e Tim sembrano essere avvantaggiate sulla concorrenza. Per quanto riguarda invece l’andamento del mercato pubblicitario, il 2019 si può dire che non abbia prodotto risultati positivi: la raccolta pubblicitaria è scesa in generale dello 0,9%, con il forte calo della TV (-5,3%) parzialmente compensato dagli Ott Over-The-Top (+9,2%) e dalla radio (+1,7%). Difficilmente il 2020 si discosterà da questo trend anche se gli eventi sportivi del 2020, tra i Giochi Olimpici di Tokyo e il campionato europeo di calcio Euro 2020, potrebbero dare un’accelerazione alla raccolta pubblicitaria. Poi Mediobanca si è concentrata sulla tv pubblica. Il canone televisivo in Italia è il più basso tra i maggiori Paesi europei, con un costo al giorno per abbonato pari a 0,25 euro, a fronte di una media europea di 0,37 euro. Risultano molto più costose per i contribuenti la Tv pubblica tedesca (0,58 euro giornalieri), quella britannica (0,46 euro) e la francese (0,38 euro). Dal 2015 al 2019, fra i maggiori Paesi europei, solo l’Italia ha ridotto il canone, mentre la Gran Bretagna l’ha incrementato del 6,2% e la Francia del 2,2%; stabile quello tedesco. Nel 2019 la quota del canone ordinario incassata dalla Rai è stata pari a circa l’83% del totale (percentuale inferiore alla media europea dell’89,5%), ovvero 74,4 dei 90 euro pagati annualmente da ogni abbonato; la quota del canone non incassata dalla Rai viene trattenuta dallo Stato: (15,6 euro per abbonato, equivalenti a circa 340 milioni di euro ogni anno). Altri primati per la Tv pubblica italiana: gli indici d’ascolto sono dominati dalla Rai che risulta la più seguita in Europa (36,3% di share nel giorno medio nel 2018), più della BBC (30,9%), di France Télévisions (28,4%) e delle tedesche ARD (27,6%) e ZDF (20,7%). La Rai, inoltre, si distingue per redditività industriale, anzi è addirittura l’unica con il segno positivo in Europa, con un ebit margin del 2,6%, mentre hanno marginalità negative sia Francia (-0,3%), sia Spagna (-0,7%) che Regno Unito (-0,8%). Meno positivi per l’Italia i dati sulla struttura finanziaria che la posizionano all’ultimo posto per solidità patrimoniale (debiti finanziari all’83,9% del capitale netto), mentre Spagna (9,4%), Francia (14,4%) e Regno Unito (53%) godono di migliore salute. Italia fanalino di coda anche per investimenti in infrastrutture (3,1% dello stock nel 2018) dietro a Francia (5,2%), a Regno Unito (5%) e Spagna (3,4%). La Germania detiene il servizio radiotelevisivo pubblico col maggior fatturato (8,7 miliardi nel 2018), addirittura tre volte rispetto a quello italiano (2,6 miliardi). Completano il podio Regno Unito (6,6 miliardi) e Francia (3,8 miliardi). La Germania è capofila anche per crescita del giro d’affari nel 2018 (+2% sul 2017), davanti alla Francia (+0,3%); in contrazione i ricavi della Spagna (-0,4%), dell’Italia (-1,7%) e del Regno Unito (-2,6%). La Germania risulta prima anche in base ai ricavi della Tv pubblica per abitante: 105 euro per ogni tedesco, 99 euro per ogni britannico, 58 euro per ogni francese e 42 euro per ogni italiano. I principali operatori televisivi italiani (Mediaset, Sky, Rai, Walt Disney, Discovery, Viacom, Fox Networks e La7) hanno fatturato nel 2018 10 miliardi di euro (+0,2% sul 2017 e +7,2% sul 2014). E’ quanto emerge dalla nuova edizione del ‘Report Tv’ curato dall’Area studi di Mediobanca in cui sono state analizzate le dinamiche dei principali operatori televisivi italiani nel periodo 2014-2019. Mediaset, unico broadcaster italiano che opera anche all’estero, si conferma primo operatore (3,4 miliardi di euro, -6,5% sul 2017) grazie ai ricavi ottenuti in Spagna (1 miliardo), dove nel 2018 si è collocato al primo posto per quota d’ascolto. Completano il podio Sky (€3,2 mld, +12%) e Rai (2,6 miliardi, -1,7%), entrambe davanti a Mediaset considerando i soli ricavi nazionali. Gli operatori privati a controllo statunitense (Sky, Disney, Discovery, Viacom, Fox Networks) hanno registrato un fatturato superiore a quelli a controllo italiano (Mediaset, La7), chiudendo il 2018 rispettivamente a 4 miliardi (+8% sul 2017) e 3,5 miliardi (-6%). In termini occupazionali, solo Sky aumenta in modo considerevole la forza lavoro fra il 2014 e il 2018 (+250 unità). In generale, nel periodo 2014-18 è diminuita la redditività industriale, ma alcune società continuano a brillare per ebit margin: Discovery (14,3%), Viacom (7,4%) e Mediaset (7%). Migliorano in modo evidente Viacom (+13,6%), La7 (+9,8%) e Rai (+7,7%). In Europa il giro d’affari del mercato televisivo è pari a 100,3 miliardi di euro nel 2018 (+2% sul 2017): a crescere è soprattutto la Tv a pagamento (+4,3% sul 2017) grazie all’integrazione delle offerte tradizionali con i servizi fruibili attraverso la banda larga, prosegue il rapporto curato dall’Area studi di Mediobanca prendendo in questo caso dati elaborati da ITMedia Consulting. I principali operatori privati hanno fatturato 59 miliardi, di cui circa la metà generato da operatori statunitensi. Al primo posto per ricavi, sempre tra gli operatori privati, spicca Sky (15,2 miliardi), seguita da RTL Group (6,5 miliardi) e da Netflix International (5,6 miliardi). Ottavo posto per il primo broadcaster italiano, Mediaset (3,4 miliardi). In media, nel periodo 2014-2018 i colossi privati del settore televisivo sono cresciuti del 9,2%. Ottime soprattutto le performance degli Over-The-Top Netflix (+80,3%), Prime Video EU-Gruppo Amazon (+63,9%) e DAZN Group (+10,6%). La redditività industriale premia CME tra i principali operatori dell’Est Europa (ebit margin al 25,2%). Mediaset si posiziona in coda, con un margine del 7% mentre ProSiebenSat.1 (di cui Mediaset è primo azionista), si posiziona al quinto posto (15,3%). Complessivamente, a livello europeo, l’ebit margin si attesta all’11,8%, ancora in doppia cifra ma in calo di 4,1 punti percentuali sul 2014. Mediaset spicca per solidità finanziaria (rapporto debiti finanziari/capitale netto pari al 40,5%), posizionandosi al secondo posto assoluto dietro RTL Goup (25,2%), con performance nettamente superiori alla partecipata ProSiebenSat.1 (313,2%).