A Giovinazzo, nel Barese, nacque il padre di Turturro e qui l’attore torna spesso. Nell’Archivio le tracce del passaggio di Guglielmo da Alnwick: l’ipotesi formulata anni fa, che affascinò anche Eco, è che il personaggio letterario coincidesse con una figura storica
L’ipotesi che il suo immaginario (e straordinario) Guglielmo da Baskerville potesse avere radici biografiche di verità, e che queste si trovassero in una cittadina come Giovinazzo, beatamente affacciata sul mare di Puglia e non nelle brume del Nord in cui è ambientato il suo capolavoro, in un primo momento appassionò anche Umberto Eco.La figura del dotto frate francescano del Nome della rosa, infatti, protagonista prima (nel 1986) del film di Jean-Jacques Annaud e, dal 4 marzo, anche di una serie RaiUno diretta da Giacomo Battiato, ha profili di coincidenza con quella di Guglielmo da Alnwick, inglese, gran maestro di teologia a Oxford, designato vescovo di Giovinazzo da Roberto D’Angiò nel 1329 e fino alla sua morte avvenuta ad Avignone nel 1333, forse per mano di quel papa con cui aveva avuto trascorsi velenosi, ovvero Giovanni XXII.Tracce del suo passaggio si trovano custodite dall’Archivio diocesano di Giovinazzo (in particolare in un documento firmato dal vicario del vescovo, Symon de Anglia, datato 1333, anno della sua morte) così come rivelato dal conservatore e storico Michele Bonserio. Ma, all’epoca del contatto con Eco, non era stata ancora rinvenuta la prova documentaria, e tutto finì lì.Nell’ipotesi che Guglielmo da Baskerville e Guglielmo da Alnwick siano, in qualche maniera, la stessa persona (ma è il classico mistero che nessuno potrà più sciogliere e che, dunque, tale rimarrà), ricama le coincidenze il fatto che a coprodurre e a interpretare proprio l’arguto Baskerville televisivo sia John Turturro, che di Giovinazzo è figlio americano.Suo padre Nicola, infatti, emigrò da qui a New York ancora bambino, diventò un carpentiere che sposò una cantante jazz di origine siciliana, dalla quale sarà passata a John l’arte, mentre dal sangue paterno gli sono arrivati in particolare la fisicità asciutta e quei capelli ricci segno identitario anche dei suoi cugini giovinazzesi (non a caso qui da tutti soprannominati ‘garofani’). Turturro non ha mai nascosto le sue origini e, anzi, sin dagli anni Ottanta ha rintrecciato i fili dell’appartenenza. In una delle ultime visite, nel 2010 per presentare il suo film Passione, ha incontrato i parenti Turturro, ma ha fatto anche un lungo giro nel centro storico proprio in compagnia dell’archivista Michele Bonserio.E qui tutto il cerchio si potrebbe andare a chiudere se il conservatore, in questa o in qualche altra occasione successiva, gli avesse, cosa molto probabile, parlato della ormai nota coincidenza echiana. Resta nei fatti che il giovinazzese Turturro, per tre settimane, vestirà i panni di Guglielmo da Baskerville, e se sono al medesimo tempo anche quelli di Guglielmo da Alnwick, vescovo di Giovinazzo, vorrà dire che sono finiti sulle spalle giuste, ed è una maniera di compiere quel cammino ignoto della Storia che solo la sorte sa come rimettere a posto.
Antonella Gaeta, repubblica.it