Simpatica curiosità: chi ha inventato il canone tv?

Simpatica curiosità: chi ha inventato il canone tv?

In Svizzera, il voto del referendum ha deciso di mantenere il canone per la radio e la televisione pubbliche, il più alto in assoluto in Europa e nel mondo, almeno in termini assoluti.

L’idea di dover pagare per poter ricevere le trasmissioni, allora solo radiofoniche, nacque in Gran Bretagna nei primi anni del 1900 con l’apparire dei primi apparecchi per ricevere e la realizzazione delle prime trasmissioni messe in onda.

La BBC venne creata nel 1922 come consorzio dei produttori di apparecchi (diventerà pubblica nel 1926) e un vero e proprio canone fu introdotto l’anno successivo: era il pagamento per una licenza a ricevere da parte di chi possedeva una radio e doveva servire come contributo per le produzione dei programmi. Venne fissato in dieci scellini e il Guardian ha calcolato che nel 2005 quella cifra, se fosse stata solo rivalutata in base all’inflazione, sarebbe diventata pari a circa 20 euro. Oggi in Gran Bretagna si pagano invece 170 euro.

In Italia il canone fu introdotto dal governo fascista di Benito Mussolini nel 1938, quando le trasmissioni erano già sotto il controllo pubblico, con una legge che lo indicava come canone di abbonamento obbligatorio per chiunque avesse il possesso di un apparecchio. La somma da pagare era allora di 8 lire.

La cifra chiesta oggi agli italiani è di 90 euro e non risulta tra le più alte. In Svizzera i cittadini hanno deciso di continuare a sborsare l’quivalente di 360 euro, in Norvegia si arriva a 315, in Danimarca si superano i 300 e in Germania si spendono 215 euro pagati ogni tre mesi e richiesti per ogni appartamento.

Secondo i calcoli pubblicati da Wikipedia la spesa in Italia resterebbe bassa anche rispetto al reddito medio di un abitante (mentre in questo caso la nazione più cara sarebbe la Danimarca).

Alcuni Paesi hanno deciso di abbandonare il canone sugli apparecchi, ma in molti casi lo hanno fatto per passare a una forma diversa di contributo per finanziare il servizio pubblico. In Finlandia, per esempio, il canone è stato abolito per fare posto a una tassazione sul reddito che aumenta in base a quanto si guadagna, come avviene per le imposte dirette in Italia.

Altrove, come in Spagna, le trasmissioni pubbliche vengono comunque finanziate dallo Stato grazie alle imposte, anche se non è richiesto ai cittadini un contributo esplicitamente per questo servizio.

Paolo Magliocco, La Stampa

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