Il vagone della metropolitana chiude la porta a due centimetri dal viso, poco prima di salire a bordo: basta un attimo e ci si sente Gwyneth Paltrow in Sliding Doors, con mille domande e tanti «e se…?». Qualcosa del genere succede in 4 metà, la commedia di Alessio Maria Federici disponibile su Netflix dal 5 gennaio. In senso figurato, ovviamente, perché nel film ci si muove in auto, motorino o, al massimo in bus.
I protagonisti, molto diversi tra loro, sono (come suggerisce il titolo) quattro amici single della coppia che funge da voce narrante alla storia e che sciorina la propria teoria su amore, sinergie e affinità. I due, infatti, credono, nell’idea che per ciascun essere umano esista una compatibilità assoluta, un’anima gemella che sublimi il «per sempre felici e contenti». Per provare la ragionevolezza della tesi usano come cavie questo gruppo ben assortito da cui ipotizzano di tirar fuori due lovestory. Non che gli amici abbiano chiesto loro aiuto, sia chiaro, né che siano in cerca di una relazione o altro.
I quattro, allora, ignari dell’imboscata, si conoscono sorseggiando del buon vino e chiacchierando, niente affatto delusi della compagnia. In effetti sono giovani, di successo e pure bellocci, quindi sulla carta match perfetti l’uno per l’altra. Il cast, d’altronde, si presta benissimo all’impresa. Giuseppe Maggio, reduce dalla fama di eroe romantico nel primo capitolo della saga di Sul più bello, interpreta Dario, un avvocato piacione e piacente che colleziona storie di una notte. Matteo Martari, appena visto nella fiction Cuori, qui convoglia il fascino intellettuale dell’esperto di editoria con un’adorabile goffaggine in Matteo. Ilena Pastorelli, alla ribalta in Lo chiamavano Jeeg Robot, qui si cimenta con un registro diverso per Chiara, un medico anestesista con la testa un po’ fra le nuvole. Matilde Gioli, attualmente di ritorno nella fiction Doc – nelle tue mani accanto a Luca Argentero, qui incarna lo spirito pragmatico perché la sua Giulia è una ricercatrice di statistica e matematica con brillanti prospettive fuori dall’Italia.
La serata, iniziata sotto i migliori auspici, si conclude anche meglio del previsto perché la tanto anticipata sintonia si crea davvero. Ma tra chi, esattamente? Da un lato troviamo la teoria per cui chi si somiglia si piglia, dall’altro l’adagio che prevede che gli opposti si attraggono. Inizia così un intrigante incrocio, tra presente e futuro, basato sull’assunto che ciascuno di noi quando è coinvolto in una relazione alla fine cambi. Questo vuol dire che compie scelte condizionate, s’imbarca in rischi più o meno calcolati e, di conseguenza, riscrive il proprio destino. Una via, d’altronde, esclude l’altra e preclude nuove possibilità.
Chi non vorrebbe sapere come sarebbe stata la propria vita se invece di mollare l’ex avrebbe proseguito nella relazione? O se, al contrario, avesse avuto il coraggio di troncare prima? E, persino più radicale, qui ci si chiede se un partner possa effettivamente capovolgere le proprie sorti. Questo intrigo di marzulliane domande porta a parlare di anime gemelle, metà della mela e predestinazione, ma in una forma talmente brillante e per niente scontata da conquistare immediatamente.
Iniziare l’anno con questa carica di stupore, romanticismo, leggerezza e abbandono non vuol dire predisporsi a qualcosa in particolare ma neppure precludersi la possibilità di trovarlo. In maniera disinvolta, libera e persino ribelle. A patto che, ovviamente, ci si sappia mettere in gioco come questa commedia deliziosa riesce davvero a fare.
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