Ex tutore di Paolo Calissano agli arresti domiciliari: accusato di appropriazione indebita

Ex tutore di Paolo Calissano agli arresti domiciliari: accusato di appropriazione indebita

Matteo Minna, l’avvocato e amministratore di sostegno di Paolo Calissano, l’attore genovese scomparso a Roma il 29 dicembre 2021 per un mix di farmaci antidepressivi, è ora agli arresti domiciliari. L’azione è stata intrapresa dalla guardia di finanza in risposta a un provvedimento del giudice istruttore, richiesto dalla procura di Genova. Le accuse a carico di Minna includono l’ipotetica scomparsa di fondi dal conto di Calissano e di altri soggetti sotto la sua amministrazione.

Oltre agli arresti domiciliari, è stato anche disposto il sequestro di beni e conti correnti collegati alla vicenda. L’inchiesta della procura di Genova mira a fare luce su presunte attività finanziarie illecite condotte da Minna nel ruolo di amministratore di sostegno di Paolo Calissano, contribuendo a gettare luce su circostanze legate alla tragica morte dell’attore avvenuta a fine dicembre.

Gli inquirenti imputano a Matteo Minna una serie di reati gravi, inclusi il peculato aggravato, con l’accusa di essersi appropriato indebitamente di 817.326 euro. L’avvocato è anche accusato di falsità ideologica per aver redatto relazioni di sintesi false sull’amministrazione di sostegno a lui affidata. Inoltre, è contestata la falsa perizia, con l’accusa di aver indotto in errore il consulente incaricato dal giudice tutelare di Genova di esaminare la gestione patrimoniale e la regolarità dei rendiconti.

Secondo gli investigatori del nucleo di polizia economico-finanziaria, Minna avrebbe commesso diverse irregolarità nella gestione dei patrimoni degli assistiti, approfittando delle loro fragilità o età avanzata. Si ritiene che non abbia presentato rendiconti regolari e che abbia prelevato somme dai conti degli assistiti, trasferendole sul suo conto personale. Tali movimenti di denaro, spesso non documentati al giudice tutelare, venivano giustificati con fatture false, presentate come compensi per servizi legali o altre prestazioni professionali che non hanno trovato riscontro. Per celare i prelievi, Minna avrebbe redatto relazioni periodiche ideologicamente false sull’amministrazione di sostegno a lui affidata, omittendo di riportare circostanze rilevanti.

L’indagato avrebbe anche presentato fatture false al consulente tecnico d’ufficio (Ctu), alcune delle quali con numeri e date appartenenti ad altre fatture emesse per altri clienti, creando così una giustificazione falsa per i trasferimenti di denaro indebitamente effettuati dai conti degli assistiti al suo conto personale.

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