“Nessuno le spiega e gli anziani non capiscono e sono molto in difficoltà”, Lino Banfi è un fiume in piena.
Intervistato dall’Adnkronos sull’attuale situazione pandemica, l’attore di Andria, 84 anni compiuti lo scorso luglio, ha deciso di schierarsi in difesa di anziani e nonni. Lui – che per anni ha rivestito il ruolo di nonno Libero nel famoso telefilm “Un medico in famiglia” – si è sentito in dovere di lanciare un vero e proprio appello ai dirigenti delle maggiori reti televisive.
L’obiettivo? Quello di incentivare la creazione di contenitori informativi sul coronavirus rivolti agli over 65 da distribuire nei palinsesti televisivi. Una sorta di campagna di informazione a tappetto, come quelle promosse dai vari ministeri, per spiegare vocaboli e limitazioni portate dal coronavirus e che spesso sono di difficile comprensione per le persone anziane.
“Farei una grande raccomandazione a tutti i dirigenti Rai e a tutti i dirigenti Mediaset e tutte le testate – ha chiesto Lino Banfi attraverso l’Adnkronos – Inventatevi una trasmissione, di un attore, un presentatore, che faccia capire a tutte le persone di una certa età che cos’è il dpcm, il lockdown e altro”. Lino Banfi, in qualità di “nonno più famoso d’Italia”, ha posto l’attenzione sulla questione della difficoltà per le persone di una certa età di capire esattamente il nuovo frasario relativo al coronavirus.
Lui stesso ha confessato di essersi trovato in difficoltà a dover spiegare ai coetanei, che lo hanno fermato per strada o interpellato, vocaboli e frasi legate alla pandemia da Covid-19. “Io mi sento spesso chiedere: ‘Lino, cosa significa questa parola? E quest’altra?”‘- ha raccontato l’artista di origine pugliese – Già non sentono bene, già non vedono bene, in più con le mascherine non vedono il labiale…così la gente cambia canale!”.
Sulle ultime disposizioni, che il governo si appresta a varare in occasione delle festività, Lino Banfi ha lanciato un appello direttamente ai nonni, affinché diano il buon esempio ai più giovani: “Chiedo ai nonni italiani, come nonno d’Italia di 14 milioni di italiani, questo sacrificio: facciamo i bravi raghezzi. Per una volta, ci sentiamo ‘raghezzi’, anche noi. Poi godremo di più, saremo più felici. Io penso che non succede niente se per una volta facciamo un Natale apparentemente più triste. Prendiamola come se avessimo cambiato gli orari. Come quando si cambia l’orario di cena. Questo Natale non vedo i nonni? Li vedrò a Santo Stefano”.
Novella Toloni, ilgiornale.it