Nel film di Ravello, Guzzanti, Smutniak, Yilmax e Forte
La tolleranza inter-religiosa porta alla rissa. Così se in una scuola elementare, togli il presepe, togli il crocefisso dalla parete, fai una recita natalizia dove si mescolano islam, induismo e cristianesimo, non basta. È quello che succede ne ‘La prima pietra‘ di Rolando Ravello, in sala con la Warner da giovedì in oltre 300 copie, commedia divertente quanto politicamente scorretta ambientata in una scuola elementare alla vigilia delle vacanze di Natale. Nel cast, tutto di ottimo livello, uno straordinario Corrado Guzzanti nel ruolo di un preside che si propone come ultra-inclusivo, ma che alla fine le sbaglia tutte.La prima pietra, tratto da un testo teatrale di Stefano Massini, inizia con un bambino nel cortile della sua scuola che a un certo punto lancia una pietra, rompe una finestra e ferisce lievemente il bidello (Valerio Aprea) e sua moglie (Iaia Forte). Sono cose che succedono, ma tutto si complica quando si scopre che il bambino, Samir, è di religione musulmana. Da qui la convocazione della madre (Kasia Smutniak) accompagnata dalla suocera (Serra YÕlmaz), due donne molto scostanti e, tra l’altro, proprietarie di una ditta di pulizie che dà lavoro a una quarantina di italiani.In questa riunione ‘Carnage’, dove tutto monta lentamente verso la violenza e l’intolleranza, presenti anche la maestra del bambino (Lucia Mascino) progressista, vegana e sempre ispirata dai più rarefatti ideali new age e, ovviamente, il bidello e la moglie. Chi pagherà i danni? Questo è il vero punto della questione. E mentre nessuno mette le mani al portafoglio, il bravo preside, ossessionato solo dalle recita scolastica di cui è il regista, deve anche mettersi sulla cattedra, davanti a tutti, a fare il verso al bue (una scena esilarante). Il fatto è che ha affidato questo ruolo a un altro bambino mussulmano e ora deve nobilitarlo a tutti i costi perché non ci tiene proprio a passare per razzista.”È un film di Natale 2.0 – spiega oggi a Roma il regista-attore Rolando Ravello -, un film di Natale sicuramente cattivo”.Una commedia sul razzismo? “Ognuno ci può leggere quello che vuole, non c’era una tesi predefinita. Il fatto è che noi tutti ci muoviamo in un Paese che ha paura. Solo bambini invece non ne hanno, sono contenti dell’integrazione al contrario degli adulti. Credo comunque che sia un film – conclude – più che sull’integrazione sulla condivisione”.”Il mio preside apparentemente è l’anima di una scuola culturale che vuole che tutti si rispettino, ma dei bambini in realtà si interessa poco. È un frustrato tremendo che ha un’unica passione: fare la recita natalizia – dice invece Guzzanti – . Il fatto è che pensa di cavarsela con piccoli compromessi”.E il bue? “Penso veramente sia un animale sottovalutato” conclude l’attore con la sua solita ironia.
Francesco Gallo, Ansa