(di Tiziano Rapanà) E io che nutrivo aspettative nel grande Giampiero Mughini nell’arena del Grande Fratello. Ambivo, da spettatore, a udire parole che sapessero di nuovo all’interno di un contesto televisivo ormai prevedibile. Io ponevo delle ambizioni, anche semantiche, come il buon Lope de Aguirre che andò alla ricerca dell’Eldorado. Non lo trovò lui e non lo trovo io, così deluso mi viene voglia di mandare all’aria tutte le buone intenzioni di guardare il reality fino alla fine. Da Mughini, un principe della scrittura, non mi aspettavo un’uscita così triviale. “Hai un futuro da zoccola grande così”, questo ha detto il giornalista ad Angelica Baraldi durante la cena di Halloween. Baraldi, giustamente, non l’ha presa bene e c’è stato un confronto nella consueta puntata serale del 2 novembre. Non si fa alta televisione e questo lo si sa, tuttavia un minimo – e non dico l’edificazione di un galateo di quattro paginette, ma almeno un pizzico di riguardo – è dovuto. Se non altro per i ragazzi che seguono e favoleggiano le varie dinamiche interne e probabilmente sognano di stare lì in quella casa a sperare nell’arrivo miracoloso della celebrità. È un po’ nauseante mettere in mezzo il sempre snervante “buon esempio”, perché la probità è inutile e non porta ascolti. Ma un po’ di premura per chi guarda, e non ha tutti i mezzi per capire, penso sia doverosa. Sono deluso da questo agire iper libero che non tiene conto delle telecamere, la misura serve. Mughini dovrebbe alzare il livello delle discussioni, ma non vedo cambiamenti: è tutto come sempre. Le sabbie mobili del cattivo gusto stanno inghiottendo tutte le buone intenzioni di Pier Silvio Berlusconi di strappare il Grande Fratello dalla solita tiritera grossolana. Sì, ai telespettatori piace così e non mi metto certo a tinteggiare le varie case dell’intrattenimento televisivo con il bianco scolorato dalla bacchettoneria. E frustatemi se vi sembra che mi sia ridotto a fidelizzare al noto interconfessionalismo moralista, altrove definito “politicamente corretto”, ma la tv generalista la guardano tutti: soprattutto i più piccoli che certe parole le ascoltano e possono dirle a scuola o in altri contesti pubblici.