Marina Cicogna, una vita da sogno e cinema d’autore

Marina Cicogna, una vita da sogno e cinema d’autore

Addio a Marina Cicogna, “costruttrice” del cinema italiano di qualità. Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata, la “contessa del cinema italiano,” ha lasciato un’impronta indelebile nell’industria cinematografica europea. Nata il 29 maggio 1934 a Roma da una famiglia legata al cinema, con un nonno che è stato un importante figura nella storia del cinema italiano e fondatore della Mostra del Cinema di Venezia, Marina Cicogna è cresciuta in un ambiente agiato e cosmopolita.

La sua vita è stata un affascinante mix di glamour, cultura e passione per il cinema. Dopo aver studiato in Italia e negli Stati Uniti, ha iniziato a frequentare l’alta società internazionale e a farsi strada nell’industria cinematografica. Ha avuto l’opportunità di incontrare molte celebrità, da Marilyn Monroe a Lauren Bacall, durante il suo soggiorno a Hollywood.

La carriera di Marina Cicogna nel cinema ha raggiunto l’apice quando, insieme al fratello, è diventata titolare della casa di produzione e distribuzione Euro International Films. Ha prodotto film di grande rilevanza nel cinema d’autore italiano, tra cui “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto,” che ha vinto l’Oscar per il miglior film straniero nel 1971. La sua influenza nell’industria cinematografica le è valsa il titolo di “la prima grande produttrice cinematografica italiana.”

Nonostante le sfide personali e finanziarie, come la tragica morte del fratello e la crisi della Euro International Films, Marina Cicogna ha lasciato il segno nel cinema italiano. Dopo aver trascorso un periodo negli Stati Uniti, è tornata in Italia e ha ricevuto riconoscimenti per la sua carriera e il suo contributo al mondo del cinema.

La sua passione per la fotografia è un altro aspetto notevole della sua vita. Ha immortalato amici celebri e icone del cinema in foto informali, molte delle quali sono state raccolte nel libro “Scritti e Scatti” e in mostre fotografiche. Ha dimostrato di essere un’icona di stile, tanto da essere inclusa nella lista delle personalità meglio vestite di Vanity Fair nel 2010. Nel 2018, ha ricevuto il Premio Socrate per il merito fondato da Cesare Lanza.

Ci congediamo proponendovi un’intervista fatta da Cesare Lanza per La Verità, dove Cicogna racconta della sua vita straordinaria

(di Cesare Lanza per LaVerità, aprile 2017)

«Greta Garbo?». «Leggendaria. E poco pretenziosa. Un giorno, in crociera, uno sciatore d’acqua seguiva la nostra barca: era nudo, sperava di vederla. E lei: “Mi sembra un uomo, ma non ne vedo uno da tempo, potrei anche essere confusa…”. Aveva senso dell’umorismo».

Rock Hudson?

«Il “marito ideale” del cinema. Viveva le sue amicizie maschili senza l’angoscia per il disastro che la rivelazione della sua omosessualità avrebbe portato alla sua carriera».

Audrey Hepburn?

«Delicatezza e grazia: un’opera d’arte. Disciplina e discrezione: una vocazione. Un volto magico. È stata bistrattata da uomini che avrebbero dovuto amarla di più».

Elizabeth Taylor?

«Dicevano che era la più bella donna del mondo, ma lei non lo pensava. E diceva, giustificando i ritardi: “La gente mi vede e si chiede: ma è proprio questa la Taylor? Mi fissano con disappunto”. Così, provo per ore a farmi bella».

Jane Fonda? «In versione Barbarella, girava un film in Italia con la regia del marito Roger Vadim. Fu l’ultimo scampolo della Dolce vita».

Chi risponde alle domande è la produttrice Marina Cicogna. Ha conosciuto il mondo. Una donna di straordinaria particolarità, non solo per la schiettezza con cui racconta, senza falso pudore, la sua vita. È stata la regina del cinema italiano: tra tanti successi, anche più di Metti una sera a cena, la perla fu il premiatissimo, anche con l’Oscar, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto con Gianmaria Volontà. E con la bellissima Florinda Bolkan, che per Marina fu l’amore più grande, si dice, per 22 anni. Nello stile particolare della Cicogna c’è anche questa rara finezza di non strillare né nascondere la sua identità omosessuale. Marina e Florinda erano invitate dovunque come una coppia, ma le due amanti non cedettero mai alla tentazione – «che volgarità» del coming out. Oggi Marina è legata a Benedetta, una ragazza di Modena, che ha adottato per garantirle un futuro senza problemi. Siamo all’Harry’s bar, a Roma, un lunedì in cui il freddo prevale sul sole primaverile. Ci rifugiamo all’interno. L’ho invitata per una conversazione in piena libertà, com’è abituata lei, che non ha paura di niente e di nessuno. Anzi! Gianni Agnelli disse che Marina era «l’unico uomo che gli incutesse timore…». Avevo intervistato una prima volta la signora Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata nel 2000, quando ancora non si era concessa a nessun giornalista. Tanti anni dopo, ritrovo questa giovanotta meravigliosa di 83 anni, che non ha timore di dichiarare la sua età, anzi, sembra un’intramontabile adolescente. La conversazione procede con le storie di personaggi che ha conosciuto e fotografato (primi piani in bianco e nero pubblicati nel libro, Scritti e scatti).

Maria Callas?

«La voce, quando parlava, era ordinaria, aspra, peggiorata da accenti sgradevoli… Ma quando cantava non sbagliava mai. La Divina era in verità una donna borghese, con sogni borghesi: vestiti, gioielli, vita mondana. Un corpo sottile. E una speranza: vivere il grande amore, a cui avrebbe sacrificato la sua carriera».

Valentino?

«L’ho conosciuto quando era un bel ventenne. Determinato, perfezionista, arguto. Adorava già vivere nel lusso».

Ljuba Rizzoli?

«Affascinata dall’avventura della vita, più che dalla vita sociale. La più assidua giocatrice di casinò della Costa Azzurra. Ha acquistato e venduto grandi opere e favolose colle zioni di gioielli».

Jeanne Moreau?

«Nata per sedurre! Se lo voleva, nessuno poteva resistere. Per me è stata un’ amica vera, avvincente e arguta, curiosa e attenta, quella che ha gli stessi gusti, che ride delle stesse sciocchezze e non si può mai rimpiazzare…».

Jean-Louis Trintignant.

«Un uomo complesso. Rigoroso, dolce, ambiguo. Con la moglie Nadine Marquand, scrittrice e regista, ha avuto 2 figlie, Pauline e Marie, morte in modo tragico. Oggi vive in campagna e a volte recita in teatrini di provincia».

Alain Delon?

«Gli scattai una foto in un night club a Megeve, all’epoca era l’attore più corteggiato in Europa, aveva rotto da poco il fidanzamento con Romy Schneider e litigato con Luchino Visconti. Bellezza angelica, coraggio fisico, ma profondamente tenero e fragile.»

Con Delon hai avuto un rapporto amoroso. Hai avuto anche amori maschili, con personaggi famosi…

«Importante è che l’amore sia fatto con amore. Non mi piacciono i rapporti convenzionali, importante é la passione. L’attrazione estetica è fondamentale».

Qualche ricordo?

«È importante? Se ne è già parlato… Alain Delon, Warren Beatty, Farley Granger, Rinaldo Herrera. Un’amicizia amorosa con Rock Hudson. Ricordi? Non amo gli esibizionismi».

Va bene. Torniamo in Francia… Louis Malle?

«Con i 3 fratelli era erede della più grande industria francese dello zucchero. A Venezia, il suo film, Les amants, suscitò un chiassoso scandalo. Il primo di molti film bellissimi… In privato un ragazzo di buona famiglia, ribelle, riservato, donnaiolo».

Brigitte Bardot, un riferimento cruciale…

«Come Greta Garbo, anche Brigitte abbandonò la carriera all’apice del successo e della giovinezza. Non è facile! E da allora si dedica alla protezione degli animali. Spesso perseguitata e citata in tribunale».

Catherine Deneuve?

«La bellezza perfetta. Ha scelto di vivere secondo le proprie regole,incurante di chiunque si mettesse di traverso. Ricordo che di Gérard Depardieu disse: “È l’uomo che vorrei essere”».

Jean Sorel.

«Non aveva la rabbia di Alain Delon né l’umorismo di Jean-Claude Brialy, né la personalità straripante di JeanPaul Belmondo. Perciò non è mai arrivato ai gradini più alti. Ma penso che non gli importasse granché».

Conoscevi bene il presidente Georges Pompidou.

«Il più francese dei francesi! Sotto un’apparente semplicità, intelligenza e cultura formidabili. E amava la buona cucina, i vini, il gioco delle carte… e l’adorata moglie Claude».

Un altro grande: Aristotele Onassis.

«Sul suo yacht potevi incontrare anche Winston Churchill. La moglie Tina si innamorò di Rinaldo Herrera. Credo che la relazione tra Onassis e Jacqueline Kennedy nacque, da parte di lui, come una sorta di vendetta. Era sempre circondato da donne. La sua speranza era il figlio, Alexander. La sua preoccupazione la figlia Christina, una ragazza confusa che poi diventò la sua unica erede».

Hai conosciuto molti armatori…

«Eugenie e Stavros Niarchos erano la coppia più invidiata del jet set. E furono forse i primi a viaggiare con un aereo privato. Lei era spontanea, discreta e piena di umorismo: nascondeva ridendo il suo leggendario diamante sotto il vestito da ballo, facendolo balenare a richiesta, come fosse un oggetto sconveniente ! ».

Passiamo all’Italia. Marta Marzotto…

«Una delle mie amiche più care. Sregolata generosità, forza rabbiosa di fronte a coloro che l’hanno tradita. La musa di Renato Guttuso».

Federico Fellini?

«L’anima di un ragazzaccio, la leggerezza di un giovinetto, la facilità di un genio. E ancora: imprevedibile, scaltro e malizioso. Un’immaginazione senza confini. Un’irresistibile gioia di vivere».

Giorgio Bassani? Creò Italia Nostra con tua madre.

«Voleva vincere sempre lui. Al tennis, se perdeva, iniziava a barare. Insicurezza profondamente giudaica». Silvana Mangano? «Discrezione, eleganza, malinconia. Amava ridere, ma raramente ne trovava il motivo. Amante del ballo. La morte del figlio Federico, ancora adolescente, ha cancellato in lei ogni istinto di felicità».

E Monica Vitti?

«Avevo acquistato i diritti di un film di Mario Monicelli, La ragazza con la pistola, e dovevamo scegliere l’interprete. Ero a Cannes, durante il Festival, quando, a notte inoltrata, mi chiamò Monica Vitti, che conoscevo appena. Mi spiegò perché solo lei poteva interpretare quel personaggio da pura commedia. E fu così che l’attrice, la più drammatica del nostro cinema, seppe dimostrare di possedere il più raro dei doni: farci ridere senza perdere la sua umanità».

Gina Lollobrigida.

«Una donna speciale: attrice, scultrice, fotografa. Non ha mai cercato mariti o amanti, appoggi che la aiutassero. Contava solo sul proprio talento».

Luchino Visconti?

«Possessivo, generoso, vendicativo, dispettoso. A tavola con gli amici, per dimostrare il suo atteggiamento democratico, voleva anche l’autista. Ma non gli rivolgeva la parola. Gelosissimo dei suoi attori. Anna Magnani lavorava con Pasolini? Amicizia rotta per anni».

Marcello Mastroianni e Claudia Cardinale?

«Marcello veniva dal teatro, Claudia dai concorsi di bellezza. Erano, ai tempi, gli attori più amati. In comune una rara qualità: disponibilità e gentilezza senza capricci».

Raf Vallone?

«Il contrario di quello che ci si aspetta da una star. Poco appariscente, poco pretenzioso, poco espansivo. Si considerava un intellettuale».

Vittorio Gassman

«Un mattatore sulla scena teatrale, ma al cinema era “troppo”: troppo alto, aitante, istrione. Poi, con I soliti ignoti si scoprì che aveva un impareggiabile talento per la commedia. Fisicità monumentale, ma era tormentato, incline alla depressione».

Concludiamo con Gianni Agnelli e la sorella Suni?

«Dei 7 fratelli Agnelli, Gianni e Suni erano quelli che più si somigliavano: per il successo, la fama, l’ambizione, l’immagine, ma anche l’impazienza. Impossibile resistere al loro umorismo spesso sarcastico». Quando mi congedo, le chiedo se, facendo un bilancio, si consideri una persona molto trasgressiva. Marina sorride. «Molto? Non esageriamo. Non sopporto le imposizioni, sono curiosa, detesto le banalità come gli eccessi. Non mi piacciono i vizi minori».

Torna in alto