Dalla Parego alla D’urso, dalla De Filippi alla Panicucci, sono loro le più amate dai telespettatori
In un continuo marasma dove i giovani scalpitano per apparire in televisione, pur non avendo alcuna dote, rimane una sola consolazione: le brave presentatrici, coloro che sanno reggere un programma dall’inizio alla fine e che sono una sicurezza per pubblico e broadcaster.
Programmi nuovi o consolidati, per famiglie o per giovani, di sperimentazione o innovatori, sono questi gli show affidati alle conduttrici dall’ascolto facile; vada per l’agente potente, per l’attaccamento all’azienda, ma soprattutto per i buoni ascolti che fanno per il piccolo schermo, queste donne lavorano ininterrottamente da anni e con programmi cuciti per loro. Tanti la criticano per essere moglie di Lucio Presta, molti l’ammirano per il coraggio di buttarsi in nuove sfide, Paola Perego non è certo una conduttrice che si tira indietro quando c’è da lavorare su un progetto impegnativo. Apparentemente sicura di sé, ma con una sensibilità da ragazzina, sul lavoro è una stacanovista e, tra la conduzione di un reality e di un talk, tra qualche successo e degli inciampi, è riuscita a guadagnarsi un meritato posto nell’Olimpo della televisione. È attualmente in onda con Parliamone Sabato su Rai Uno, contro la corazzata di Canale5 capitanata da Silvia Toffanin; anche in questa situazione sono piovute critiche, perché il bersaglio è di facile tiro: è noto che Verissimo doppi Rai Uno, ma è importante sottolineare l’aumento d’ascolti e share che la prima rete di Stato sta avendo in quella fascia, se confrontato con lo scorso anno. È difficile battere il sabato pomeriggio di Canale5, l’accoppiata Perego-Presta ancor di più. Dalla Parego alla D’urso, il passo è molto lungo, visto che tra le due esiste una certa maretta da anni.
Lady Cologno, come è soprannominata dai media Barbara D’urso, ormai vive segregata agli studi Mediaset 12h su 24h, sette giorni su sette; gli ascolti e l’affetto del pubblico ricambiano cotanta fatica. Personaggio che unisce e divide, Barbarella ha fatto breccia nel cuore del pubblico a casa e i risultati di Domenica Live e Pomeriggio5 sono lì a dimostrarlo. I due programmi schiacciano la concorrenza in maniera devastante, per la felicità dell’azienda e degli investitori pubblicitari. Sempre in casa Mediaset, Federica Panicucci ha visto, dopo anni di mediocri risultati, lievitare gli ascolti del suo Mattino5, programma alla quale è legatissima; questo è sintomo del fatto che si è scrollata definitivamente di dosso l’impronta del Festivalbar e di Bulldozer, diventando una vera signora del piccolo schermo, pronta e preparata per condurre programmi per i giovani, come per famiglie. Negli ultimi anni, la Panicucci ha venduto bene sorriso e professionalità, tanto da abituare il pubblico di Canale5 alla sua smagliante e perfetta presenza, impresa non facile per una conduttrice di quasi cinquant’anni che ne dimostra fisicamente e caratterialmente trenta. Infine c’è lei: the queen of Mediaset, Maria la sanguinaria, la regina degli ascolti, Lady Costanzo, colei che può tutto. Insomma, Maria De Filippi, la donna che qualsiasi programma tocchi o crei diventa oro. Uomini e Donne, C’è posta per te, Tu si que vales, Amici, L’intervista, Selfie, Maurizio Costanzo Show, Tentation Island, Coca Cola Summer Festival, sono solo nove degli show che Maria, milanese trapianta a Roma per amore e lavoro, presenta o produce per Mediaset. I suoi show sono un’autentica macchina da guerra che fa felice grandi e piccini, l’azienda e Publitalia, e intorno al quale circolano contratti discografici, sponsor, partnership, sogni per ragazzi, carriere in salita, raccomandazioni e talenti puri. Nel toto nomi delle conduttrici più amate, non si può non citare Antonella Clerici, Barbara Palombelli o Emanuela Folliero che ogni giorno, con i loro programmi, tengono incollati milioni di persone alla tv. In un momento storico, economico e sociale come quello che sta attraversando l’Italia, queste donne sono un’efficace strumento di distrazione, svago e divertimento; probabilmente, in altri paesi i programmi sono culturalmente più impegnati, ma quanto sono più tristi? Tanto.
Stefano Bini, il Giornale