In questo caso, forse è troppo facile giocare sul senso delle parole. Perché il nome della trasmissione si presta ad alcune interpretazioni o, in questo caso, storpiature. Dovute al bassissimo dato degli ascolti registrati finora. Il programma in questione è Nemo-Nessuno escluso.
Ma visto quello che è successo, almeno sul fronte dello share delle prime quattro puntate (il mercoledì sera, in prime time, su Rai 2), bisognerebbe chiamarlo Alla ricerca di Nemo, il fortunatissimo (invece) film con protagonista il dolce e tenero pesciolino a strisce bianche e arancioni. A meno che non si voglia addirittura andare indietro sino alla notte dei tempi e rifarsi alla locuzione latina Nemo propheta in patria.
Ma se si analizza il flusso degli ascolti registrati dal talk-show di approfondimento e inchiesta ideato da Alessandro Sortino e prodotto da FreemantleMedia (i conduttori sono Enrico Lucci e Valentina Petrini assieme a Giorgio Montanini) non si può non parlare di potenziale flop della tv di stato. Perché se alla prima puntata, lo scorso 12 ottobre, davanti a Rai 2 si erano intrattenuti 854 mila italiani (per il 3,8% di share che resta pure sempre al di sotto della media di rete, 7,74% il dato medio di settembre), alla seconda si era già scesi a 725 mila spettatori (share del 3,1%). E se alla terza presenza in tv, lo scorso 26 ottobre, c’era stata una leggera impennata (828 mila aficionados, il 3,15%) nella serata di mercoledì 2 novembre il tracollo, sotto la soglia dei 700 mila spettatori: 684 mila per una media d’ascolto inferiore al 3%, il 2,95%.
Addirittura meno de La Gabbia-open (688 mila ascoltatori, 3,44% di share).
Inutile fare il confronto con l’evergreen Rambo: il quarto capitolo della saga del marines americano, la pellicola John Rambo, ha fatto una strage (passateci il termine) di ascolti: 1,658 milioni di telespettatori incollati davanti al piccolo schermo per una media del 6,57% che fa annichilire pure il calcio in tv. Perché la partita Juventus-Lione di Champions League, trasmessa da Mediaset, per scelta editoriale, sulla pay tv Premium, ha chiamato a raccolta 1,15 milioni di tifosi bianconeri (più della metà del totale abbonati alla piattaforma a pagamento del Biscione, 2 milioni), per uno share del 4,4%.
Probabilmente il dato d’ascolto decrescente di questo esperimento simil-Iene (Sortino proprio dal programma cult di Italia1 arriva di fatto dove ha lavorato dal 2000 al 2008 e pure Lucci è un ex Iena) deve far riflettere i vertici di Rai e la direzione di Rai 2, a partire dal numero uno del canale, Italia Dallatana, che proviene dalla casa di produzione Magnolia.
Andrea Montanari, Italia Oggi