Dall’infanzia difficile in una famiglia mista alle prese con razzismo e violenze, fino al matrimonio con Tommy Mottola, il produttore discografico che lanciò la sua carriera: la cantante racconta un passato fatto di abusi, oppressioni e particolari agghiaccianti nella sua autobiografia “The Meaning of Mariah Carey”.
Un passato alle prese con un marito oppressivo, che l’avrebbe controllata e addirittura minacciata con un coltello. E ancora: abusi domestici subiti nell’infanzia, droghe, razzismo e crudeltà. Sono particolari agghiaccianti quelli raccontati dalla cantante Mariah Carey nella sua scioccante autobiografia che racconta la vita vera dietro l’allure della star. Queste le dichiarazioni più forti contenute nel libro “The Meaning of Mariah Carey”.
Nata da padre nero e madre bianca, cresciuta in una famiglia dove non mancarono episodi di violenza, pare che la Carey fosse invisa ai fratelli perché con la sua carnagione chiara e i capelli biondi riusciva a sfuggire al razzismo imperante: in realtà i pregiudizi non la risparmiarono quando andò a vivere con la madre in povertà dopo la separazione dei genitori, né a scuola, quando si scoprì che il padre era afroamericano. Una volta Mariah e la madre rischiarono di essere uccise dal fidanzato di lei. Sconvolgente il racconto sulla sorella Alison: “Quando avevo 12 anni, mi drogò con il Valium, mi offrì un dito di cocaina, mi inflisse ustioni di terzo grado e cercò di vendermi a un magnaccia”, scrive la Carey. Inoltre, dopo essere diventata una star, la famiglia l’avrebbe sempre vista come “una mucca da soldi”.
La Carey deve gran parte del suo successo a Tommy Mottola, il capo della Columbia Records e della Sony Music che ha lanciato la sua carriera e l’ha sposata nel 1993. Le nozze furono sontuose, celebrate a New York davanti a invitati come Robert De Niro (testimone dello sposo), Barbra Streisand, Bruce Springsteen e Ozzy Osbourne. Divorziarono nel 1997: a far precipitare tutto sarebbe stata la personalità dominante di Mottola. “Non c’è mai stata una forte attrazione sessuale o fisica. Gli ho dato il mio lavoro e la mia fiducia”, ammette la Carey, che sostiene di essere stata sostanzialmente imprigionata da lui nella loro proprietà nello stato di New York, che lei soprannomina “Sing Sing”, costantemente presidiata da guardie che seguivano la cantante anche quando usciva per fare shopping. Mariah descrive la presenza del marito come “opprimente”:
Il suo potere era pervasivo, e con esso arrivò un indicibile disagio. All’inizio camminavo sui gusci d’uovo. Poi è diventato un letto di chiodi e quindi un campo minato. Non sapevo quando o cosa l’avrebbe fatto esplodere, e l’ansia era implacabile.
L’artista affittò segretamente un appartamento di New York per andare a trascorrervi del tempo lontana dal marito, usando la scusa di un corso di recitazione. Fu in quel periodo che ebbe una relazione con Derek Jeter, giocatore degli Yankee (“Il secondo uomo con cui ho dormito in vita mia”). Dopo un episodio choc in cui Mottola le avrebbe fatto scorrere sul viso un coltello da burro davanti a dei testimoni (“Nessuno disse una parola, Per quella che è sembrata un’eternità, trascinò lentamente la sottile e fredda striscia di metallo lungo la mia faccia in fiamme”). trovò la forza di lasciare il marito e contestualmente la Sony Music, “ma lui usò tutto il suo potere e le sue conoscenze per punirmi”. Il libro tralascia molte sue relazioni sentimentali (come quella con Eminem) e non parla della sua lotta a un disturbo bipolare. Mariah Carey cita invece i figli nati dal matrimonio con Nick Cannon (durato dal 2008 al 2014). I gemelli Moroccan e Monroe, che oggi hanno 9 anni, hanno vissuto un’infanzia molto diversa dalla sua:
Le loro vite non sono mai state minacciate. I poliziotti non hanno mai fatto irruzione in casa nostra. Non vivono nella paura. Non hanno mai avuto bisogno di scappare. Non cercano di distruggersi a vicenda.
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