(di Tiziano Rapanà) Dietro l’angolo non si misurano mai le occasioni. Vi è una tempesta di cose e situazioni e non è solo l’evento, il butterfly effect a condurre il gioco. Sono i lampi di disgelo tra un tentativo e l’altro di cambiare la vita, ma molto spesso te la trasformano gli imprevisti. Viaggi dell’anima come opportunità di svolta e di ritorno nella casa della coscienza, del “chi ero io, prima di tutta questa integrazione cross-culturale che mi ha reso altro da me”. Se è pur vero che l’acqua non ha memoria, l’acquitrino delle possibilità perdute è ricco di rimorsi e rimpianti. E si ripensa al bivio della vita, per reimmaginarsi al verbo congiuntivo nelle sue infinite possibilità. Come se fossimo tutti protagonisti del film Stefano Quantestorie, mille scelte per altrettanti finali di partita. Ma qui non c’è Samuel Beckett a scrivere dialoghi migliori dei nostri, la drammaturgia che ci è toccata in sorte non è sempre sfavillante: le parole sono mesti piccoli epitaffi al tempo delle belle ambizioni, quando i sogni sembrano vivere e non era mera utopia ma vita! Epperò ci sono donne che hanno affrontato il bivio e non si sono pentite. Ed il coraggio si palesa sempre nell’hit et nunc, quando non c’è un tempo che ti protegge nella riflessione approfondita e l’ansia scalpita nel suo valzer maldestro. Eccole le Storie di donne al bivio, che coloreranno le seconde serate di Rai 2 – da domani -, in quei racconti di incroci esistenziali che hanno cambiato il percorso del loro camminare nel mondo. Monica Setta è la padrona di casa di un programma che crede nel dominio di una parola narratrice, lontana dal ping pong del dibattito, del commento, dell’analisi e del verdetto. Sono parole che tracciano quadri di gioie, dolori, patimenti, afflizioni e silenziosa quiete.