Più magica e solenne scenografia non poteva desiderare Zucchero, ‘abbracciato’ dalle pietre che trasudano nobile storia come quelle di piazza San Marco a Venezia, nell’unica tappa estiva italiana del ‘Summer events & Festival’. Il rispetto alla città parte dal palco, ridotto di molto e disadorno – a parte la piantana che sorregge l’impianto audio e le luci – per non sottrarre agli occhi dei 7mila presenti uno degli ‘affreschi’ della città lagunare più invidiati e conosciuti nel mondo. Pur se Giove Pluvio ci ha messo lo zampino ad inizio serata, l’accoglienza è stata sovrana con la piazza trasformata in una enorme pista da ballo ogni qualvolta Zucchero lo chiedeva. Sugar ha voluto rispolverare l’archivio nostalgico della memoria, con una sorta di antologia di ‘perle’ in una rinnovata veste (30 canzoni in scaletta).
Il musicista di Roncocesi col tarlo della ‘black music’ ha dimostrato di aver quasi raggiunto una piena maturità sia per la raffinatezza e il gusto, ricco di sfumature soul che hanno guidato la mano poetica del concerto apertosi con ‘Partigiano reggiano’. E qui come in ’13 buone ragioni’ Zucchero ha rimarcato di possedere non solo il senso del ritmo, dell’istintività scenica e gestuale, della passionalità- appunto il soul – ma ha rivelato anche, soprattutto, la capacità di mescolare sacro e profano.
“Faremo un bel viaggio a ritroso, di un bel po’. State tranquilli, dopo scateneremo un inferno” ha esordito Mr Soul, introducendo ‘Con le mani’. E poi rilanciando con ‘Non ti sopporto più’. Non ha avuto alcuna remora a ripetere per l’ennesima volta la vecchia sana lezione del rock bagnato alle fonti del suono nero americano, umido di rythm’n’blues e gospel elettrificato. Non un caso, quindi, la presenza accanto ai 12 strumentisti, vecchi compagni di scorribande delle sette note e di ottima stagionatura del loro consumato mestiere, di Cheryl Porter & Alleluiah Gospel Singer, uno degli ospiti insieme a Tomoyasu Hotei.
Quello di Zucchero è stato un diario musicale ricco di appunti rubati alla ‘notte nera’, piccoli rimpianti (‘L’anno dell’amore’, ‘Un’altra storia’), ricordi infantili (‘Diamante’, ‘Chockabeck’, ‘Pane e sale), sogni impossibili (‘Dune mosse’) romantiche evasioni (‘Così celeste ‘ ‘Overdose d’amore’) e sensuali fantasie (‘Diavolo in me’ ‘Vedo nero’, ‘Con le mani’), ma anche di denuncia (‘Madre Dolcissima’ , ‘Hey lord’). Testi, a tratti, vagamente surreali e ritmi scatenati (in primis ‘Baila’ e ‘X colpa di chi?’) si sono mantenuti in magico equilibrio, amalgamandosi negli elementi stilistici, nelle sue varie sfumature, provenienti da territori culturalmente distinti e ben lontani dalla terra natia del cantautore. Eccezione per ‘Miserere’ eseguita con un duetto virtuale con l’amico scomparso Luciano Pavarotti. E la piazza si è alzata rendendo omaggio al tenore con un lungo e spontaneo applauso. È, forse, questa la sintesi delle capacità di Zucchero: musicalmente elegante senza essere elitario, sa entrare nelle discoteche, nell’easy listening più raffinato, nelle case dei buongustai della musica più esigente con la stessa disinvoltura.
Basta osservare il suo pubblico a Venezia, dove ha contaminato anche l’anima dei giovani con il suo sound ‘antico’: nella struttura tipicamente anni Sessanta, moderna bei suoni, negli arrangiamenti, nello spirito ironico che aleggia in continuazione tra la musica in vena di nostalgie da scavare. La ‘carovana’ R&B proseguirà col suo ritmo ben marcato in altre 13 città di mezza Europa fino a fine luglio. E in ognuna di esse appoggerà il cappello sull’asta del microfono.
Raffaele Cesarano, ANSA