Il giornalista da settembre prenderà la guida del programma di Raiuno: “Una grande prova”
Tiberio Timperi è in vena di rivoluzioni. A inizio giugno ha salutato in diretta la squadra di In famiglia, cavallo di battaglia della tv di Michele Guardì, «per me è stata una famiglia nel vero senso della parola».E dopo ventidue anni vola verso il suo nuovo impegno di settembre, la conduzione della nuova stagione de La vita in diretta al posto di Marco Liorni. Un’estate di preparazione, per il conduttore romano, che non ama stare lontano per troppo tempo dal suo lavoro, che si sveglia «sempre poco prima che suoni la sveglia» e che negli anni ha saputo conquistare una bella fetta di pubblico popolare. Intanto lunedì su Raiuno alle 23,10 farà da guida alla serata «Una voce per Padre Pio», il tradizionale appuntamento per raccontare il Santo, storie di vita e di fede e per raccogliere fondi per diverse iniziative.
Timperi, che impronta vorrebbe dare alla nuova stagione de La Vita in diretta?
«Vorrei fosse una trasmissione inclusiva, rivolta a qualsiasi tipo di pubblico, in cui tutti possano ritrovare qualcosa di interessante. La reputo un’occasione importante, cercherò di giocarmi bene la partita. Ritroverò al mio fianco Francesca Fialdini con cui ho già condiviso una conduzione (Unomattina in famiglia nel 2013). Un’amica, una sorella».
È programma che la metterà a confronto con dirette di vario tipo.
«Per il mio imprinting, prima radiofonico poi televisivo, posso dire di essere cresciuto a pane e diretta, perciò non mi spaventa. Maneggio con la stessa attenzione vari temi, dalla cronaca rosa alla nera, però non amo la tv che indugia su dettagli che nulla aggiungono ai fatti. Sapere che sono state inferte 27 coltellate va a stuzzicare un lato morboso che non mi rispecchia. Mi interessa più la notizia e il lato psicologico di chi compie certi gesti efferati, le motivazioni di fondo».
Altre novità sul programma?
«La scenografia nuova, la forma è importante. Ma il contenuto ancora di più e ci stiamo lavorando».
Cosa pensa di Marco Liorni, che l’ha preceduta?
«È un eccellente professionista e lo ha dimostrato in questi sette anni di Vita in diretta, prima a fianco di Mara Venier, poi di Cristina Parodi e poi della Fialdini. Alcuni siti web si sono divertiti a seminare zizzania, ma fanno il loro lavoro (si è detto che Liorni non sarebbe stato contento dello spostamento in un nuovo programma del sabato, ndr). Quindi a un certo punto ho preferito chiamarlo, c’è stata una telefonata molto franca fra noi e credo che Marco abbia apprezzato il mio gesto. L’ho salutato dicendo amici come sempre, ognuno farà la sua partita».
Cos’ha pensato di fronte a questa proposta?
«Quando l’azienda mi dice fai questo, lo faccio. La trasmissione mi è stata affidata, non è mia abitudine fregare programmi a nessuno, anche se a me, magari, qualcuno è stato anche sfilato. Se mi guardo indietro dubito che qualcuno possa dire di aver subito una cattiveria da me. Cerco sempre il chiarimento, l’armonia. Il nostro lavoro è così, non è facile, ci sono discese e risalite. E soprattutto nuove esperienze e sfide. L’importante è lavorare sempre, non fermarsi, non rimanere a casa».
Cosa spera per la nuova stagione?
«Di fare squadra, bisogna marciare insieme nella stessa direzione. Confido molto nel capostruttura Stefano Rizzelli e nel suo gruppo di lavoro. Si vince insieme e si perde insieme. La colpa, in caso di successo e insuccesso, è sempre di tutti».
Quindi cosa si aspetta da questa nuova esperienza?
«Di portare a casa un programma dignitoso, coerente, da servizio pubblico. Magari anche irriverente, ma uno di quei programmi di cui non ti vergogni».
E del suo sostituto a Unomattina in Famiglia, il giornalista Luca Rosini, cosa pensa?
«Quando di recente l’ho incrociato mi ha fatto molta tenerezza e mi è venuto un po’ di magone, di istinto paterno nei suoi confronti. Mi sono detto Tiberio, sei proprio invecchiato. Gli ho detto fidati ciecamente di quella squadra di lavoro».
Una curiosità più rosa. Il lavoro va a gonfie vele, ma sul suo privato si sa sempre molto poco.
«Sono single, ho le mie amicizie. A 54 anni alla parola ormoni amo associare anche neuroni. Il mio obiettivo è la serenità, faccio una vita poco mondana, amo incastonarmi nel divano col telecomando in mano, ho un’amaca sul terrazzo. Poi c’è mio figlio, la persona più importante della mia vita, e il mio lavoro».
Il suo concetto di felicità?
«Un figlio che va bene a scuola e sta bene. Il mio Daniele ha appena preso il massimo dei voti agli esami di terza media. Come direbbe George Clooney What Else?»
Lorenza Sebastiani, ilgiornale.it