Cinecittà torna pubblica, via a rilancio

Cinecittà torna pubblica, via a rilancio

Istituto Luce acquisisce Cinecittà Studios

Due nuovi grandi teatri di posa sulla falsariga del celeberrimo Teatro 5 che fu il regno di Federico Fellini e un museo super tecnologico pensato per raccontare la meravigliosa storia del cinema romano. Ma anche scuole di formazione dedicate ai tanti mestieri del settore e persino un Erasmus, con tanto di residenze per giovani da tutto il mondo. A 80 anni da quel fatidico 28 aprile del 1937, quando davanti a Mussolini e all’allora presidente dell’Istituto Luce Giacomo Paolucci de’Calboli, si inaugurarono i grandi edifici sulla via Tuscolana, Cinecittà ritorna pubblica. E dopo anni di crisi cerca il rilancio. Le cifre dell’operazione non sono ancora note, ma sul tavolo del ministro dell’economia, assicurano da Istituto Luce-Cinecittà, è già pronto un piano industriale che punta a fare dei vecchi studi sulla Tuscolana una moderna cittadella del cinema e dell’audiovisivo. Obiettivo, attrarre visitatori e giovani, ma soprattutto, come ai tempi d’oro, le grandi produzioni internazionali. Fallita di fatto la privatizzazione avviata nel ’97, con una ristrutturazione che nel 2012 – il ministro della cultura allora era Galan – ebbe effetti anche sull’occupazione, i mitici studi del cinema romano, diventati Studios nella gestione Abete, si preparano quindi ad una nuova vita con un’operazione resa possibile da una norma approvata in Parlamento e sostenuta dal ministro della cultura Franceschini, che anzi l’aveva anticipata giorni fa in un convegno sul settore, sottolineando che l’idea, in prospettiva, è di coinvolgere anche la Rai. Tant’è, il disegno generale del progetto, spiegano da Istituto Luce-Cinecittà, sta nell’unire le attività di Cinecittà Studios, più strettamente legate alla gestione dei Teatri e alla produzione di opere audiovisive, con quelle storicamente coordinate da Istituto Luce-Cinecittà, che vanno dal sostegno al cinema italiano alla conservazione dell’Archivio Storico del Luce, dalla produzione di documentari alla gestione dei Fondi Cinema del Mibact. Le due metà insieme, insomma, in un nuovo polo che ha l’obiettivo di diventare “un punto di riferimento per tutto il comparto dell’audiovisivo e uno strumento strategico del suo sviluppo”. E a questo si aggiunge l’auspicio, anticipato da Franceschini, di coinvolgere anche la tv pubblica, ritenuta un “partner naturale per il sostegno alle produzioni” tanto più che l’unione delle Teche Rai all’Archivio Luce, darebbe vita al “più grande patrimonio audiovisivo che un Paese possa offrire”. Con l’acquisizione di Cinecittà Studios (l’atto è stato firmato dal presidente di Luce Cinecittà Roberto Cicutto con il dg di Cinecittà Studios Giuseppe Basso) Cinecittà Luce prende dunque in mano la gestione dei teatri di posa con le realizzazioni scenografiche, la produzione esecutiva e tutti i servizi collegati, ma anche tutto l’importante polo digitale che si occupa della post produzione al restauro delle opere, fino alla conservazione. Torna nel pubblico anche la gestione delle mostre e dell’entertainment, comprese le attività editoriali, gli audiovisivi, il merchandising. Per quel che riguarda l’occupazione, assicurano da Luce-Cinecittà, “punto qualificante è la salvaguardia delle professionalità presenti”. L’idea sottesa al piano, spiegano, è quella di una sinergia “tra le linee di business già esistenti in Cinecittà Studios – rivedute e potenziate – e l’attività storica del Luce“. Il tutto facendo perno su tre assi strategici identificati nella “valorizzazione degli spazi a fini culturali” (nella quale rientrano la nascita del nuovo museo Miac, ma anche la formazione dei giovani e un’area di editoria digitale), i “Servizi per le produzioni audiovisive” (ovvero gestione dei teatri, produzione, postproduzione) e i “servizi complementari” (tra questi un hub per la creatività e la valorizzazione del marchio). Un investimento importante (le cifre non vengono per ora anticipate) riguarderà i nuovi teatri che saranno almeno due di tremila metri quadri ciascuno. In tempi di crisi per tutto il settore, con il cinema italiano che prova a risalire la china,si punta insomma a cambiare pagina: la nuova cittadella, assicurano da Cinecittà, è pensata come “un volano per la crescita di tutta l’industria audiovisiva italiana”.

ANSA

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