Mia Ceran racconta a Il Fatto Quotidiano come sia cambiato il suo lavoro, da giornalista a conduttrice televisiva e si scaglia contro chi ha fatto delle veline il simbolo della donna in tv
Mia Ceran è giovanissima, ha solo 31 anni ed è una delle giornaliste e conduttrici più apprezzate della Rai. Nata in Germania e cresciuta tra l’Italia e gli Stati Uniti ha lavorato per La7 e ora per la Rai per i programmi “Quelli che… il calcio” e Quelli che… dopo il TG” che proprio nei giorni scorsi hanno chiuso le edizioni per la pausa estiva. Anche Mia Ceran, ora, può pensare alle vacanze e racconta a “Il Fatto Quotidiano” la propria responsabilità di voler preservare sempre se stessa, la propria originalità: “Non penso a che figura voglio essere, ma solo a fare bene il mio lavoro e somigliare, quanto più possibile, a me stessa”. Mia Ceran ha iniziato a lavorare nei telegiornali come inviata, ora conduce dei veri e propri programmi televisivi, ma rimane comunque una giornalista e il pubblico la riconosce per quello che è: “La parola giornalista mi inorgoglisce, perché è il mestiere che ho studiato e che ho sempre voluto fare; dall’alto mi fa capire che un certo aplomb veicola credibilità”.La vita dell’inviata però manca a Mia Ceran: “Ogni volta che vedo un collega sul campo mi viene voglia: l’emozione della trasferta, la relazione con la troupe, le persone che incontri, il viaggio. Condurre mi piace tanto, ma mi manca quell’esplorazione perpetua che è un po’ la cifra della mia biografia”. Per il prossimo settembre non ci sono ancora progetti sicuri, la televisione non permette di calcolare il futuro, “l’anno prossimo è tutto da scrivere”, racconta la giornalista che commenta anche una possibile conduzione a Sanremo. “Non escludiamo mai nulla, nel bene e nel male”. Intanto però si dedica al tipo di informazione che piace al pubblico, ritenendo indispensabile l’esistenza dei telegiornali e degli approfondimenti, ma d’altra parte, il pubblico, ama anche l’infotainment, ossia prendere notizie del giorno e renderle più leggere. “I dati confermano questo desiderio del pubblico – spiega la giornalista – la fascia che ci segue è raddoppiata, conta circa 1,2 milioni di persone”.Inoltre, Mia Ceran, si batte anche per una maggiore e più forte voce femminile sia nella carta stampata che nella televisione. “Io non mi sono mai concentrata sulla differenza di genere, quanto sull’impegno, sulla professionalità”. La questione femminile, secondo la Ceran, è un problema da risolvere nello Stato, non tanto nell’ambiente lavorativo: “Su quanto lo Stato metta le donne in condizione di lavorare se hanno figli, il tipo di sostegno che dà, se crea asili, incentivi”. Inoltre, racconta, essere cambiata anche la figura della donna all’interno della televisione. La donna-tipo non è più rappresentata dalla figura della velina, quest’ultima, infatti, ha stancato il pubblico: “Il pensiero che la dirigenza televisiva abbia imposto il modello della velina è fuorviante e non tiene conto di quello che sta accadendo: ormai questa figura stereotipata è quasi scomparsa. Siamo noi spettatori che, per primi, ci siamo stufati”.
Camilla Rosa e Alice Catalano, ilsussidiario.net