AI CIAK D’ORO TRIONFA MARTONE, MORETTI MIGLIOR REGISTA

AI CIAK D’ORO TRIONFA MARTONE, MORETTI MIGLIOR REGISTA

martone(FULVIA CAPRARA, malady La Stampa) La voce suadente di Federico Fellini, here tratta dalla colonna sonora di Nicola Piovani per il film «Intervista», accompagna gli ospiti sul set del «Francesco» di Liliana Cavani, davanti alla scalinata della chiesa ricostruita nel cuore degli Studi di Cinecittà. Sui «Ciak d’oro» edizione 2015, coincidente con il trentennio della rivista e quindi particolarmente festeggiata, sta per sorgere un’immensa luna bianca. Il miglior film è «Il giovane favoloso» di Mario Martone che ringrazia insieme al produttore Carlo Degli Esposti: «Sia questo, sia “Noi credevamo”, sono film che vanno indietro nel tempo per parlare del nostro tempo, film che affrontano il presente attraverso la memoria».

Il miglior regista è Nanni Moretti per «Mia madre» che regala al pubblico plaudente uno dei ringraziamenti più succinti della storia delle premiazioni. Il miglior attore è Elio Germano per «Il giovane favoloso», la migliore attrice è Margherita Buy che mette insieme una pila di riconoscimenti (il principale, più altri collaterali), tenta di sgattaiolare via presto, sperando di non essere notata, ma non ci riesce. La migliore «non protagonista» è Giulia Lazzarini, la madre malata di «Mia madre», che non è presente alla serata, il miglior non protagonista è Claudio Amendola (per «Noi e la Giulia») salutato con cori di giubilo stile tifoseria romanista. Felice, qualche minuto dopo, mentre posa davanti all’enorme torta che celebra il trentennio del magazine, racconta: «Prima, alludendo al mio ruolo nei “Cesaroni”, ho detto “mi sono messo a fare il vino”, sapete che ha chiesto Moretti?». Gli amici lo guardano interrogativi, pronti per scoppiare a ridere: «Ha chiesto, “ma perchè Amendola si è messo a fare il vino?”». Insomma, Moretti non ha mai visto una puntata dei «Cesaroni».

Eppure, ormai, tra tv e cinema , le barriere si sono allentate. Della sfilata di star invitate a Cinecittà faceva parte, tra gli altri, Maria Pia Calzone, «Ciak d’oro speciale Serial Movie» per «Gomorra – la serie» in cui interpreta Immacolata Savastano. Tra gli altri premiati Duccio Chiarini per la raffinata e poetica opera prima «Short skin», Eleonora Danco, regista di «N-Capace», film molto apprezzato e (ingiustamente) poco visto («Ciak d’oro bello & invisibile»), e Alessandro Gassman, Superciak d’oro 2015. Mattatore in diversi film (da «Il nome del figlio» a «Se Dio Vuole»), sempre al meglio delle possibilità, l’attore ha dedicato il premio al figlio adolescente e soprattutto alla generazione di cui fa parte, destinata a confrontarsi con un panorama lavorativo difficile. I fratelli Taviani, «Ciak d’oro alla carriera», annunciano in coro che, sommati, arrivano alla veneranda età di 170 anni. Separati sembrano ancora due ragazzini che accolgono il trofeo entusiasti e commossi.

In chiusura del gala, condotto da Piera Detassis, direttore di «Ciak», nonchè Presidente della Fondazione Cinema per Roma, prima del brindisi e della torta, l’editore Daniela Santanchè irrompe sul palcoscenico drappeggiata in abito nero: «A Cannes sono rimasta così male, tre film italiani meravigliosi e nessuno ha avuto un premio…E’ passato un anno da quando abbiamo deciso di investire nell’editoria, un settore che tutti dicono stia finendo, e invece il numero delle copie vendute in edicola è aumentato, abbiamo fatto un botto di pubblicità, e ci siamo quotati in borsa…». Poi passa al suo ruolo: «Ci chiamano il diavolo e l’acqua santa – dice alludendo a Detassis (e tutti, tra i tavoli, immediatamente si interrogano sull’attribuzione dei ruoli) -, io di cinema capisco poco, e sono convinta che la cosa più importante di un editore sia non esserci. Il giornale deve piacere ai lettori, non al direttore. Alla faccia dei gufi, credo in questo Paese, credo nel cinema italiano, spero che continui ad andare bene come in questi ultimi 2 anni, e ancora meglio».

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