«Fedez l’ho sentito in diretta come tutti voi, quel best of di tutte le esternazioni omofobe di un partito che ancora deve 49 milioni di euro agli italiani l’ho trovato ineccepibile, non faceva una grinza». Conosce bene il sapore della polemica su quel palco Piero Pelù, frequentatore di lungo corso del Concertone, da quando incappucciò un microfono con un preservativo per protestare contro il Vaticano a quando se la prese con Renzi definendolo «Il boy scout di Licio Gelli». Sabato però, si è limitato a cantare.
Anche a lei è stato chiesto di censurarsi, Piero?
«Censurato no, diciamo però che la Rai mi ha chiesto di non sparare bombe troppo grosse, che sarebbe stato un Primo Maggio delicato, di non essere troppo aggressivo insomma…».
Che è successo allora a Fedez?
«Dicono che abbia passato il testo per farlo “gobbare” ai tecnici, perché potesse leggerlo meglio in diretta e che da lì sia nata tutta la vicenda con l’intervento successivo della Rai. Se è stato un trabocchetto, allora è un genio, ma io questo non lo so».
Come andò invece nel 1993 col suo profilattico messo su un microfono?
«Fu assolutamente estemporaneo in quel caso, avevo due preservativi in tasca che avevo preso in Belgio durante la tourneé. E decisi che avrei aspettato il momento buono per dire la mia contro la Chiesa che ne sconsigliava l’uso nei tempi in cui l’Aids mieteva milioni di vittime. E il momento buono venne nel collegamento con Vincenzo Mollica»
E poi quell’intervento sul palco contro Wojtyla: «Papa te non sai una s… di sesso e dintorni».
«Ero infuriato perché aveva detto che alcune suore violentate in Congo non avevano diritto di abortire, come se fossero degli oggetti. Ma anche quelle frasi le pensai lì per lì»
Che cosa successe poi?
« Sul breve ricordo poco, in realtà. Allora Internet non c’era, noi partimmo per il Marocco il giorno dopo per girare dei video e tutto mi arrivò sfumato laggiù. So che Celentano se la prese con me (anche se poi ci saremmo chiariti) e che scoppiò un bel putiferio. Di sicuro so quel che successe sul lungo…»
Ovvero?
«Fummo banditi per quattro anni, ostracizzati letteralmente e mai più invitati. E di fatto quando tornammo, nel 1997, sfumarono il nostro intervento ancora prima che ci esibissimo e ho sempre pensato fosse stata una sorta di censura preventiva. E dovetti così aspettare, da solista, il 2001»
Nel 2014 poi ci fu la polemica con Renzi, definito «Il non eletto, il boy scout di Licio Gelli»
«Su quella vicenda preferisco autocensurarmi, ahah. E già stato detto tutto»
Ma quindi c’è un «sistema» in Rai?
«In Rai c’è sicuramente moltissima politica perché è primario il controllo dell’informazione in Italia: oggi è la giornata mondiale per la libertà e di stampa. Guarda caso in Europa siamo ultimi…».
In definitiva, a Fedez cosa consiglierebbe di fare, dato il suo «trascorso»?
«Non so cosa consigliargli, con me di sicuro se la censura non è stata esercitata prima, di sicuro lo è stata durante ed ex post. Quello di cui sono certo è che ognuno deve essere libero e responsabile di quello che dice in qualsiasi contesto».
Matteo Cruccu, corriere.it