Dal 4 aprile la storia di un ritorno che è anche una riconquista
“Il destino è Dio che passeggia in incognito”. Una frase detta da un saggio anziano sotto il cielo stellato dell’Africa racchiude il senso più profondo de Il viaggio di Yao, il film diretto da Philippe Godeau con Omar Sy e il giovane e bravissimo Lionel Basse, in sala dal 4 aprile con Cinema di Valerio De Paolis. E il destino del protagonista interpretato da Sy – il famoso attore Seydou Tall di origini senegalesi che ora vive in Francia e torna a Dakar dopo tanti anni a presentare il suo libro – è il piccolo Yao, un bambino che fa un viaggio di quasi 400 chilometri per incontrare il suo idolo. E Tall, che ormai grazie al successo è “diventato bianco” rimanendo nero solo all’esterno – come lo snack Bounty, dice saggiamente Yao – sente impellente il bisogno di riaccompagnare il ragazzino al suo villaggio: un ritorno faticoso ma assieme divertente che è anche una riconquista delle sue origini, della sua “africanità” e del suo essere uomo e padre.A spiegare quanto sia stata determinante la personalità di Sy nel film è lo stesso Godeau: “Da quando ha riscosso un immenso successo con Quasi amici, Sy è diventato una delle personalità predilette dai francesi. Padre di cinque figli, si è trasferito a Los Angeles per proteggere la sua famiglia a seguito della considerevole notorietà. Dopo un tale plebiscito, qualunque individuo avrebbe rischiato di perdersi. Lui invece è rimasto se stesso e continua a perseguire la sua carriera in Francia e all’estero. Per quanto mi riguarda, ho intuito che Omar avesse bisogno di confrontarsi di nuovo con le sue radici e che sarebbe stato positivo che lo facesse davanti a una macchina da presa. È interessante mescolare arte e vita, anche se non si realizza un film per fare un percorso psicanalitico!”.Alcuni degli aspetti di Yao sono stati suggeriti a Godeau della sua esperienza personale a seguito del padre che ha lavorato in Mali: “In un’età in cui non pensavo ad altro che ad andare in motorino e a divertirmi, scoprivo dei ragazzini che facevano da insegnanti ad altri ragazzini, che avevano una grande sete di cultura, di libri, di informazioni, di Francia. Questa esperienza ha alimentato la sceneggiatura di Il viaggio di Yao e il personaggio del bambino che ama leggere”.Molto speciale il personaggio interpretato dalla ballerina e coreografa Germaine Acogny, protagonista di una danza-preghiera per gli antenati che è uno dei momenti clou del film che tra l’altro è dedicato a Jacques Godeau e a Demba Sy, i due padri del regista e del protagonista. “In questo racconto – dice Omar Sy – c’è una parte di noi, per questo è un progetto che sta particolarmente a cuore ad entrambi. Il tema della paternità percorre tutto Il viaggio di Yao. Tra le righe, sono presenti riferimenti al tipo di padri che siamo, sia lui che io, e ai padri che ciascuno dei due ha avuto”. Sul piccolo co-protagonista Sy dice: “Di solito sono i personaggi che interpreto io che scuotono la narrazione. In questo film invece il motore è Yao. Lionel Basse ha la luce negli occhi: è brillante, molto intelligente e ha capito davvero in fretta quello che volevamo raccontare. È stato un piacere per me vederlo recitare”.Da segnalare anche il personaggio di Gloria, impersonata dalla cantante Fatoumata Diawara, perfetta per incarnare “una donna libera e lucida, che è un passo avanti al protagonista – dice Godeau – ed è perfettamente consapevole che non può immaginare un futuro insieme a quest’uomo”. La colonna sonora, firmata M, mescola chitarra elettrica e strumenti musicali tradizionali africani.
Cinzia Conti, Ansa