Della drammaturga britannica Alice Birch, nota al grande pubblico per le sceneggiature di film come “Il prodigio” (2022) o “Lady Macbeth” (2016) e di serie TV come “Succession” e “Normal People”
Ha debuttato in prima nazionale il 23 febbraio e resterà in scena al Piccolo Teatro di Milano fino al 19 marzo “Anatomia di un suicidio” della drammaturga britannica Alice Birch, nota al grande pubblico per avere firmato le sceneggiature di film come “Il prodigio” (2022) o “Lady Macbeth” (2016) e di serie TV di successo come “Succession” e “Normal People”.
Racconto al femminile, il testo, da cui è tratto il raffinato spettacolo diretto da Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni, è un affresco sociale e familiare, un’indagine vertiginosa sull’amore, sulle eredità, sul generare e sullo scandalo della morte… Interrogandosi su cosa significhi vivere.
Messo in scena da lacasadargilla, collettivo artistico associato al Piccolo Teatro di Milano, “Anatomia di un suicidio” non parla di morte, bensì di resistenza a una pulsione di morte, lascito familiare e storico, tutto al femminile.
Le tre protagoniste, Carol, Anna e Bonnie, sono madre, figlia e nipote. Tre generazioni di donne, tre epoche legate da un’unica linea al femminile. Le loro esistenze sono “infestate” dalle emozioni, dall’amore, dalle aspettative e dal dolore degli altri, mariti, compagne, familiari, amiche e amici, colleghi e quasi sconosciuti. Il loro “dialogo” si muove lungo i tre assi temporali delle loro vite, 1972-1993 (Carol); 1999-2004 (Anna); 2033-2041 (Bonnie), riportando a galla memorie, destini, intenzioni, auspici, domande, che si incontrano in una simultaneità spaziale e temporale. Con un fil rouge che le unisce indissolubilmente: resistere alla vita.
C’è Carol, perennemente in bilico fra la vita e la morte, che prova… ad essere una buona moglie, a lasciarsi amare dal marito John ma alla fine è costretta a cedere non prima di aver tuttavia trasmesso la sua vitale luminosità alla figlia Anna.
E c’è Anna, che si muove tra ciò che viene prima di lei e ciò che accadrà dopo. Eroinomane, brillante e manipolatrice, nel caos della sua vita cerca di “sopravvivere”, resiste, si disintossica, si sposa e poi rimane incinta, portatrice di vita. Troppa per lei, che è costretta a cedere.
E infine c’è Bonnie, che arriva da Anna, l’ultima della stirpe. Non sa quasi nulla della madre e della nonna. Anche lei prova… a vivere una vita normale, a rompere un guscio di cui non sa la provenienza, a farsi amare, a lasciarsi invitare dai colleghi. Ma c’è quella casa che si tramandano di madre in figlia dove i ricordi si attivano quasi inconsapevolmente, c’è qualcosa che le parla dal passato. Ed è allora che Bonnie decide di togliersi la possibilità di generare per chiudere un tratto di storia familiare e fare, finalmente, legame con altro.
In scena con le tre attrici principali Tania Garribba, Petra Valentini e Federica Rosellini, anche altri 10 attori Caterina Carpio, Marco Cavalcoli, Lorenzo Frediani, Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Alice Palazzi, Camilla Semino Favro, Francesco Villano, Anita Leon Franceschi, tutti simultaneamente sul palco, allestito da Marco Rossi come una grande casa, le cui mura, negli anni tramandando i destini delle tre donne, hanno creato uno spazio atemporale in cui il presente è una linea continua, che dal passato traghetta verso il futuro.